di Paolo M. Minciotti
Nel pomeriggio del 18 giugno a Roma sono state violentemente aggredite due persone nei pressi della stazione tiburtina, al grido di “trans di mxxxa ti uccido”. Dopo l’aggressione i due giovani aggrediti, di 20 anni, sono riusciti stati portati in ospedale. Uno dei due ha una prognosi di sei giorni ed il naso spaccato.
Tutto questo mentre Virginia Raggi, l’omofoba sindaca della Capitale, ha chiuso per infrazione buona parte dei locali della Gay Street che avevano “ecceduto” nei festeggiamenti nella settimana del Gay Pride romano. E’ evidente come i diritti delle persone LGBT siano per l’amministrazione della Capitale l’ultima cosa di cui occuparsi avendo Raggi sempre rifiutato di rispondere alle richieste di un incontro delle associazioni LGBT capitoline che pure avevano gridato al miracolo per la sua elezione, forse colpite dal bel faccino di qualche esponente pentastelluto.
Ora, avendo Raggi ben altre gatte da pelare, riprendono gli attacchi omofobi e dal Campidoglio silenzio. Non solo sull’incontro richiesto, ma anche sui fatti. Da Raggi non una parola di condanna dell’attacco del 18 giugno. Non un comunicato. Del resto con tutti i guai che ha non ha tempo nemmeno di governare Roma, figurarsi se può prendersi la briga di parlare di questioni come il pestaggio di gay, lesbiche e trans, soprattutto dopo la svolta filoleghista del M5S.
(19 giugno 2017)
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