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Quando Alessandro Di Battista si faceva foto coi bambini africani, o del voltagabbanismo grillino

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Alessandro Di Battista foto Facebook

di Giovanna Di Rosa

 

 

 

Non c’entra nulla lo ius soli, non è perché siamo a favore o a sfavore dello ius soli che consideriamo il voltagabbanismo grillino cartina di tornasole del deputato “tipo” del M5S, come la pensiamo sullo ius soli sta magnificamente scritto in questo articolo della nostra Mila Mercadante che è una di noi, una che dica proprio quello che pensa e quando lo pensa. E che non cambia opinione a seconda di come tira il vento come fa invece il prode Di Battista, che deve genuflettersi al Vate del Sacro Blog per essere sicuro di non perdere la poltrona.

Ricorderete l’uomo che visitava l’Africa, si faceva foto coi bambini africani – che fa tanto destra postfascista buonista di Aalto rango sociale farsi vedere “buoni con i diversi” – e scriveva di Africa con il suo inconfondibile e profondo stile e che alla domanda se fosse giusto che un figlio di tunisini nato e cresciuto in Italia non fosse cittadino italiano, rispondeva bontà sua: “Non è giusto. Io sono per lo ius soli. È più italiano il figlio di immigrati nato e cresciuto in Italia piuttosto che un argentino, nipote di italiani, che l’Italia non l’ha mai vista. È una questione di diritti fondamentali tra cui il diritto alla cittadinanza”. Perché per il M5S c’è sempre qualcuno “più” dell’altro.

A quei tempi, nemmeno tanto tempo fa, a Di Battista faceva comodo dare di sé l’immagine del progressista di destra inconsapevolmente un po’ coatto ed ignorantello, ma disposto ad imparare qualcosina che gli facesse fare bella figura in società qualora qualcuno gli dicesse che ce n’era bisogno. Viaggiava sul treno della cooperazione internazionale visitando luoghi, vedendo ggènte, e facendosi foto coi bambini africani. Aveva il capello lungo e l’orecchino al lobo sinistro l’Alessandro Di Battista cittadino del mondo, e proponeva i suoi profondi pensieri sull’Africa che non erano poi nient’altro che i soliti triti luoghi comuni sugli Africani.

 

“Ho una teoria sul perché gli africani siano ballerini eccezionali. E’ tutta questione di “tempo”. La musica è un modo per organizzare il tempo, per dargli forma, per dominarlo. Gli africani sanno dominare il tempo meglio di chiunque altro ed è per questo che danzano come divinità. (…) Gli africani trattano il tempo come un loro suddito, non lo vedono come una categoria che li schiaccia, che gli impone la fretta, la grande malattia che sta uccidendo l’occidente. Se una conferenza è prevista per le 18.00 a che ora inizia in Svizzera? Alle 18.00 in punto. A Milano alle 18.15, a Roma alle 18.30. In Africa inizia quando arriva la gente, se la gente non arriva la conferenza non si fa”… Il resto lo trovate qui, e ve lo leggete da soli.

 

In poche righe tutto ciò che serve ad un uomo per capire l’Africa: ballerini eccezionali, africani che dominano il tempo, danzano come divinità, mancano soltanto le allusioni alle dimensioni del loro membro e la frase da parrucchiera “hanno il ritmo nel sangue”; tanto basta per celebrare un continente che ha giusto bisogno di politici opportunisti – come se non gli fosse bastato il colonialismo – travestiti da buonisti mediamente colti che si spendano in pensieri che ritengono poetici ed intelligenti sul perché gli africani sono ballerini eccezionali, a loro esclusivo beneficio elettorale. Tutto questo florilegio di bontà altruista pro-Africa era l’Alessandro Di Battista di prima. Quello col capello lungo, l’orecchino ed il bambino africano – che fa libro Quore, con la “q” – in braccio in una foto emotivamente perfetta per Facebook.

Poi è venuto il momento dell’Alessandro Di Battista del no allo ius soli, che è sempre quello dell’Africa, ma a casa loro, dopo la svolta del M5S come ultima ruota del Carroccio e che per uniformarsi all’ennesimo diktat della Casaleggio Associati e del Vate del Sacro Blog non ha altra scelta che cambiare direzione. Noi crediamo che lui, profondamente, sia sempre quello di prima, quello dei pensieri profondi sull’Africa e sugli Africani che ballano benissimo. Sono le circostanze politiche che proprio lo costringono a diventare un altro. Lo disegnano così. O forse si disegna da sé.

 

 

 

(16 giugno 2017)




 

 

 

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 



 

 

 

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