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Il Fatto Quotidiano ha già trovato un nuovo M5S, è la “sinistra al 16%” che svuota il PD

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di Giancarlo Grassi

 

 

 

 

Seguendo la trasmissione post elettorale di SkyTG24, subito dopo la chiusura dei seggi l’11 giugno scorso, abbiamo ascoltato con attenzione gli interventi di Stefano Feltri, persona intelligente ed acuta, che osservava con un certo distacco gli accadimenti politici che riguardavano il M5S. In diretta poco prima, un collega di Feltri del quale ci sfugge al momento il nome, commentando i risultati di Genova, non c’era andato affatto giù leggero identificando nella totale impreparazione della classe dirigente del Movimento la causa di tutti i suoi guai elettorali, spingendo quindi ad affermare che il curriculum di Luigi Di Maio gli servirebbe appena per trovarsi un lavoro. Non che si fosse sperato in un improvviso mutamento di rotta del quotidiano diretto dal grande Marco Travaglio dei compensi morigerati, ma l’affermazione ci faceva pensare ad una visione finalmente più spregiudicata dei Fattacci a 5Stelle e meno “di parte” della politica italiana da parte del quotidiano.

Subito dopo però Stefano Feltri se ne usciva con un’affermazione che ci ha fatto comprendere che Il Fatto Quotidiano ha probabilmente già trovato un altro M5S da sostenere in chiave anti-Renzi. Feltri infatti diceva che “da un sondaggio del Fatto risulta che una Sinistra con candidati forti potrebbe arrivare al 16%”, voti che “escono dal PD” aggiungeva Feltri.

Abbiamo cercato tracce del sondaggio citato da Feltri. Citiamo l’articolo qui sotto.

 

Se i singoli partiti che si collocano alla sinistra del Pd, presi singolarmente, raccolgono quote di consenso inferiori al 5%, una lista unica di sinistra potrebbe invece vedere crescere molto il proprio valore elettorale. È infatti un 4% a dichiarare “certo” il proprio voto a una coalizione tra forze di sinistra. A questi, però, può essere aggiunto un ulteriore 12% che dichiara che potrebbe prendere in considerazione l’idea di votare per una formazione così composta. Il potenziale elettorale di una lista unica di sinistra pertanto arriva attualmente al 16%. Ma a quali condizioni questa propensione al voto potrebbe tradursi in effettivo consenso? (…) Il consenso (…) raggiungerebbe infatti il 16% se questa neo formazione avesse alla guida Roberto Saviano, otterrebbe un 13% se guidata da Stefano Rodotà e un 10% con Pier Luigi Bersani; 6% con Pisapia, Landini, Boldrini e Camusso. Con D’Alema si assesterebbe sulla soglia del 5% mentre scenderebbe addirittura con leader come Vendola, Speranza, Fratoianni o Civati… 

 

Insomma è la solita fantapolitica de Il Fatto che persiste nella sua citazione delle possibilità eventualmente realizzabili invece che analizzare i fatti che, al momento, i sondaggi, tutti, che indicano come la Sinistra attualmente strutturata non vada oltre i 6/7 punti percentuali, e non è una cosa che scriviamo con piacere (secondo Termometro Politico Sel-Si e Articolo 1-Mdp insieme non raggiungono il 7%). In secondo luogo perché l’articolo citato non esce dall’anti-renzismo sitituzionale del quotidiano, che è già stato antiberlusconismo, antimontismo, antirespirismo, perché Il Fatto è anti, ha bisogno di essere anti per nutrirsi.

Dunque perchè sir ealizzi il miracolo della Sinistra al 16% c’è bisogno di Roberto Saviano sennò ciccia e non è nemmeno certo, perché il sondaggio sottolinea che nel caso ci siano le condizioni date da Il Fatto gli elettori potrebbero prendere in considerazione il voto alla lista unica di Sinistra. E prendere in considerazione non vuol dire automaticamente dare il proprio voto.

Ciò che pensiamo noi è che con questi leader la sinistra italiana, quella che dovrebbe esserci e che invece di esserci si separa, divorzia, si spacca e fa politica contro il PD e non per il paese possa andare poco lontano. E si nota, perché hanno più sigle che voti. Tutto questo non ci piace per niente.

 

 

(12 giugno 2017)





 

 

©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata

 




 

 

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