di G.G.
Non c’è che dire: le elezioni in Gran Bretagna prima e Francia poi confermano innanzitutto il “fiuto” dei politici di casa nostra nel puntare sui cavalli vincenti: da Luigi Di Maio che ipotizzava Nigel Farage primo ministro del governo britannico, quando invece Farage è scomparso dalla scena politica d’oltremanica, a Matteo Salvini che si era scelta come alleata Marin Le Pen che al di fuori del suo feudo è praticamente morta. Il suo Front National non raggiungerà nemmeno i 15 deputati necessari a formare un gruppo parlamentare. Per dire.
Emanuel Macron da parte sua, con la sua La Republique En Marche!, potrebbe portarsi a casa tra i 411 ed i 455 seggi all’assemblea nazionale su un totale di 577 disponibili. E nessuno in Francia sta gridando alla dittatura, au contraire. Domenica prossima il secondo turno delle legislative francesi ci dirà se la situazione politica sarà quella uscita dal primo turno o se ci saranno novità. Per ora non è solo Le Pen ad uscire con le ossa rotta, ma anche il Partito Socialista, al minimo storico con un risultato vicino all’8% e Mélenchon che si attesta all’11% ed afferma che subito attacca Macron.
(11 giugno 2017)
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