di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
“Marine mon amour”, filastrocca semiseria su un amore impossibile
Donna di destra dall’ira funesta,
tu sei una ‘femme fatale’
al profumo di Vichy.
Marine, te ne prego,
non venirmi a molestar: devo prender la Bastiglia
e non ti posso amar.
Però è bella la Marine,
è una grande ‘francesona’,
ma io non l’ho bevuta: preferisco lo champagne.
Eppure sai, Marine,
te lo scrivo sopra a un foglio: anch’io provo l’orgoglio
per le nostre due nazion.
Marine sì che ha le ‘palle’
e la Francia sulle spalle,
la guerra sottopelle
e l’Europa sui marron.
Quanto è bella la sua Francia,
con la fisarmonica a tracolla,
le sue magliette a strisce
e, nell’ascella, una baguette.
Carissima Marine,
così bionda sei carina: pensa che Morandi
ti voleva anche sposar.
Ricordo quella volta che vinsi le paure,
mi spinsi oltre la ‘scure’
e una ‘destra’ andai a baciar: mi disse ch’ero un uomo
che restava nel ricordo,
ma fu solo un voltafaccia
e un altro andò a sposar.
Marine è assai sincera,
una donna schietta e vera: ti frigge le sue uova
e in testa te le dà.
Marine è troppo grande,
è alta come un uomo: ti senti un barboncino
che un’alana vuole amar.
Sarà dinamitarda,
sarà anche un po’ strana,
ti sveglia con la spingarda
invece del caffé.
Ti urla nell’orecchio,
ti fa sentir le voci,
che così capisci
a Giovanna come andò.
Eppure io la vedo
coi suoi sogni nel cassetto,
la Tour Eiffel sul letto
e un poster di Delon.
Lei non è fascista,
è solo ‘sovranista’: distingue con l’accetta
la Francia dall’Islam.
La musica è finita,
gli amici se ne vanno:
Marine ha fatto il danno,
ma l’Unione trionferà.
(11 maggio 2017)
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