di Giovanna Di Rosa
Maltrattato dal mondo della cultura al quale aspira di appartenere da protagonista, il principino a 5Stelle sarà furioso e rientrerà dagli Stati Uniti con un diavolo per capello. Il proletario in cerca di notorietà e potere si è infatti preso un sacco di legnate alla Harvard Kennedy School of Business dove, grazie ad una traduttrice – nonostante abbia letto il suo discorso in inglese non sappiamo con quali risultati – è riuscito a prenderle di santa ragione e a dare le solite risposte approssimative. Riporta La Stampa alcuni passaggi della trionfale [sic] accoglienza riservata a Luigino ex Webmaster, vicepresidente della Camera coi voti del PD di Bersani.
L’accademico che lo ha introdotto, il professor Archon Fung, docente di di Democrazia e cittadinanza alla Harvard Kennedy School, ha sentito la necessità di precisare in quale ambito politico si muove il miracolato Di Maio. E lo ha fatto senza sconti: “Anche noi abbiamo ricevuto tante lamentele perché invitavamo qui Luigi Di Maio. Per questo voglio spiegare lo spirito con cui lo riceviamo: è importante coinvolgere anche chi ha punti di vista molti diversi dai nostri. Abbiamo spesso speaker dal centro-sinistra, qualche volta anche dal centro-destra, ma un populista considerato di destra, non lo abbiamo mai avuto”. Raccontano delle sopracciglia di Di Maio assai aggrottate, perché non solo non conosce i congiuntivi, ma non è nemmeno in grado di dominare la rabbia che lo anima.
Poi sono cominciate ad arrivare le domande, alcune scomode, ma negli USA la domanda scomoda è prassi e non ci sono le tv amiche come La7, o i giornalisti compiacenti – o conniventi – alla Travaglio o alla Gruber, così che Di Maio è stato bersagliato da domande di questo tenore: “Vi siete presentati sulla scena anche parlando di competenze. Ma io non accetto che questo partito sia fatto da persone con un’istruzione molto bassa, come anche lei, bisogna dire, che non ha finito l’università ma che parla di eccellenze universitarie. Paola Taverna, che faceva l’assistente di laboratorio, deve venire a spiegare a me, che studio queste cose da anni, come funzionano i vaccini?”, così che quel poveraccio che sedeva lì dove non avrebbe mai potuto sedere senza i miracoli del Grillo del Blog – ça va sans dire che lo difendano, il Seminatore d’Odio, con le poltrone che gli ha messo sotto il culo… – si è sentito in dovere di giustificarsi, rimediando una figuraccia: “Premesso che ognuno può avere le sue opinioni anche al di là del titolo di studio…” ed ha poi innescato il mantra della dittatura che impedisce il futuro ai giovani che come lui “devono lasciare” gli studi “per impegnarsi a salvare il paese”, insomma sono martiri. Non ignoranti genetici ed eterodiretti mossi dalla rabbia, dall’invidia e dall’odio; non bugiardi incalliti creatori di bufale colossali; non incapaci di governare che distruggono tutto ciò che toccano. Sono martiri perché si sono messi al servizio del paese rinunciando agli studi. Dei benefattori, in ultima analisi. Con la mania del vittimismo come arma politica.
Poi alla fine qualcuno gli ha anche chiesto, svergognato!, al buon Di Maio di chiarire le ambiguità del M5S rispetto ai nuovi fascismi, argomentando che su questo il Movimento del Sacro Blog è sempre stato vago e si è spesso basato “su fake news e su teorie anti-scientifiche”. Una mano compassionevole pare abbia gentilmente stoppato la domanda che avrebbe ridotto Di Maio ad uno scendiletto… Qualcuno pensa che lo sia già? Suvvia, non siate malvagi.
(4 maggio 2017)
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