di Giovanna Di Rosa
Luigino Di Maio è andato ad Harvard (alla Harvard Kennedy School of Business) a fare la questua. No. Non preoccupatevi, è troppo orgoglioso per mendicare una laurea, lui ci è andato convinto di essere portatore di qualcosa che ad Harvard (Kennedy School of Business) possa interessare. E questa è già la barzelletta dell’anno. In quanto alla laurea honoris causa, non ci risulta che Harvard abbia istituito un corso di laurea in bufale, ma nel caso il buon Di Maio da Avellino preferisce pre-candidarsi. Detto per inciso sarebbe interessante sapere chi paga il viaggio ed i dettagli, giusto perché coerenza ed onestà non siano parole vuote. Vale per tutti, non solo per Di Maio, certo per lui vale di più perché dello sbandierare l’onestà lui ha fatto un mestiere: e questa porta la gente a pretendere. Perché la gente è ingrata. Lui no.
E’ infatti per amore del Vate del Sacro Blog che Luigino Di Maio sacrifica la sua algida giovinezza -non per imparare i congiuntivi o ad essere un vicepresidente della Camera super partes o con un futuro – ma per propagare il verbo del Guitto da Genova, folgorato dall’idea di doversi vendicare dopo che lo stato italiano lo ha condannato per le note vicende che egli ritiene essere di poca importanza. Dal desiderio di vendetta è nato il M5S non da una proposta politica. Proprio come la candidatura di Trump. Dispiace quindi vedere come l’opera di propagazione del Verbo del Sacro Blog alla quale il buon ex steward del San Paolo, Di Maio da Avellino si sottopone, non lo abbia portato direttamente tra le braccia del presidente Pel di Carota. Entrambi in quanto a bufale non scherzano, si sarebbero forse intesi.
Amara invece fu la terra d’America che invece di dare il benvenuto all’uomo che non si è laureato per non avere trattamenti di favore – con la sua padronanza dei verbi chi non glieli avrebbe concessi? – si trova sbugiardato in prima pagina da quel giornale, che è un covo di antigrillismo, un formicaio di anti-M5S, che è il New York Times che ha ricordato a “Di Maio son bello, son bravo e son colto”, le porcate che il M5S ha combinato sul tema dei vaccini accusando le spregiudicate e spericolate campagne anti-vaccini del suoi aderenti, ed in primis del Vate Senza Vergogna, che hanno portato ad una recrudescenza dei casi di morbillo in Italia.
“La crociata anti-vaccini porta ad un aumento delle malattie”, ha tuonato il New York Times mentre Di Maio andava a cercare notorietà e buoni rapporti, o caldi appoggi che dir si voglia, nella libera terra di tutte le opportunità, lui che da un territorio povero, arido e marchiata dal disagio, viene. Una vera mancanza di rispetto nei confronti del piccolo rappresentante del Movimento che della felicità degli altri, soprattutto se votano a 5Stelle (gli altri crepino!), ha fatto una vera e propria ragione di vita. Uno schiaffo al suo orgoglio già esulcerato… O no?
Terminata la questua il buon Di Maio ci racconterà di trionfi, della straordinaria Harvard che lo ha accolto come se avesse qualcosa da dire e da proporre; qualcuno si soffermerà sul suo inglese meraviglioso (tre tempi verbali per comporre tutti gli altri sono una fortuna inaspettata) e sull’accoglienza che gli è stata riservata. Dimenticherà il New York Times, al quale ha già risposto con la solita ira il Vate Senza Pudore, e si crogiolerà nella sua convinzione di essere importante perché lo merita e perché è un predestinato. Racconterà anche di avere tenuto un discorso ad Harvard, non dicendo di essere stato accolto da domande tipo “Tu che nemmeno sei laureato, anche se per compassione cristiana nei confronti dei tuoi professori che non volevi imbarazzare col tuo [sic] ruolo, what the hell are you doing here?”. Ed il suo discorsetto gli sarà sembrato un discorso colto. Forse annuncerà il candidato premier del M5S.
E noi ingrati incapaci di veder quanto siamo fortunati ad avere un genio simile tra i piedi…
(3 maggio 2017)
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