di Daniele Santi
Il silenzio dell’uomo che doveva scrivere la legge elettorale “in quindici giorni” e la riforma costituzionale “in due mesi” inquieta, perché quando l’ometto che vuole semplicemente il potere per il gusto del potere e per il piacere di comandare, anche a costo di distruggere, tace non è mai un buon segno. Chiusi nell’orgoglioso esilio chiamato burlescamente Mdp, i fuoriusciti dal PD nel momento nel quale Renzi era più debole e quindi più attaccabile, tacciono perché si sono resi conto di avere fatto tanta fatica per nulla e che il “popolo del PD” come loro lo chiamano, ha scelto Matteo Renzi a larghissima maggioranza E poi lo hanno scelto di nuovo. Non hanno scelto D’Alema, non hanno scelto Speranza, non hanno scelto Orlando – che ha il merito di averci provato con dignità ed intelligenza – non hanno scelto Emiliano, uomo senza programma, senza visione del futuro, ma con una grande rabbia personale assai mal veicolata, l’uomo che col suo 7% o giù di lì, ha già detto che resterà nel PD per “fare la guerra”. Perché c’è un Trump in ogni cuore.
D’Alema, l’uomo che sussurrava ai perdenti, sembra scomparso. Come ogni burattinaio, sono gli inanimati ad essere mandati alla ribalta (o al massacro) mentre lui muove i fili, certo che i pomodori non lo colpiranno mai perché invisibile. Non se ne sente la mancanza, se ne avvertono le intenzioni, soprattutto dopo che gli è andato male il sogno di far fuori Renzi e reimpossessarsi del PD. Spiace che all’ometto riciclatosi produttore di vino, ci auguriamo per lui che sia anche buono noi che siamo astemi, sia sfuggito un particolare di nessunissima importanza che cozza contro la sua visione padronale degli eventi della vita: il PD è un partito scalabile. Lo ha dimostrato proprio Renzi ed è una lezione che qualcuno dovrebbe avere imparato, al di là delle invidie e dei maneggi di palazzo. D’Alema ed i suoi, se avessero voluto spostare l’asse del PD a sinistra, avrebbero potuto farlo quando fu Veltroni a doverlo spostare al centro per incorporare la margherita, ma non fecero nulla, impegnati a mantenere separati i patrimoni di DS ed ex Popolari. Perché alla fine contano solo i volgari denari. Sarà da lì che viene l’infausta ispirazione del nome alla nuova formazione politica: Mdp.
Ora l’augurio è che entrambi i contendenti, Renzi da un lato e D’Alema dall’altro, capiscano che la politica e l’Italia sono una roba troppo seria per lasciarla ai loro mal di pancia, alle loro rivincite, alle loro vendette e si diano da fare, insieme se vogliono (Andrea Orlando è lì e ci sembra un capace ambasciatore), per traghettare l’Italia e le scelte del governo Gentiloni verso posizioni più adatte ai bisogni dell’Italia che sono immediati, soprattutto dopo mesi persi a parlare dell’ombelico del partito. Tutti loro sanno che in caso di elezioni ora, sarebbe morte e disperazione.
(1 maggio 2017)
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