di Giancarlo Grassi
Mentre l’Ocse riscontra irregolarità nelle schede e nel voto, la commissione elettorale turca dice in soldoni che va tutto bene e convalida la vittoria del dittatore Erdogan che si porta a casa la riforma costituzionale che gli mette tra le mani tutti i poteri: Erdogan potrà, in poche parole, fare ciò che vuole della Turchia e dei turchi. Per cominciare l’entrata in vigore della nuova costituzione, il 1° gennaio del 2019, azzererà i precedenti mandati di Erdogan; in poche parole significa che l’uomo che ha imprigionato giornalisti, chiuso televisioni e giornali d’opposizione, che si è inventato un golpe inesistente, che ha svuotato le prigioni dai criminali per sbattervi gli oppositori, che raccontava di bombardare l’Isis e sganciava bombe sui Curdi, non è mai esistito né ha governato. Il suo potere inizierà dal 2019 e ciò che è stato prima è stato, ma anche non è stato. Grazie a questo spericolato esercizio costituzionale, avvallato dai suoi scagnozzi e dal 60% dei Turchi all’estero – le campagne nazionaliste dirette all’estero hanno sortito il loro effetto – Erdogan potrà rimanere saldamente al comando della nazione turca fino al 2029. Questo grazie al 51% con irregolarità con il quale il dittatore dei falsi colpi di Stato ha vinto il referendum che stravolge la Turchia. L’UE non è particolarmente soddisfatta di come sono andate le cose al referendum turco; l’Austria ha già chiesto che venga bloccato il processo di adesione di Ankara all’Unione Europea. Nel frattempo, mentre la Turchia è ancora spaccata in due, mentre aspettiamo di vedere cosa si inventerà il dittatore onnipotente di 100 milioni di turchi, viene prorogato lo stato d’emergenza. Perché le dittature sono una cosa seria e vanno difese. I Turchi hanno votato in maggioranza per non votare più.
(17 aprile 2017)
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