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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: l’obso-insulsaggine della Brexit, altro che buonismo!

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di Vittorio Lussana  twitter@vittoriolussana

 

 

 

 

In un mondo in cui sembra obbligatorio comportarsi da ‘buffoni’ per ottenere consenso, la decisione inglese di uscire dall’Unione europea, congiunta alla richiesta di una ‘ricontrattazione bilaterale’ degli accordi commerciali attualmente in essere, non solo fa letteralmente ‘sbellicare’ dalle risate, ma dovrebbe indignare il mondo per la sua profonda disonestà intellettuale. In un Paese come l’Inghilterra, che per secoli si è comportato da ‘bifolco’ in casa d’altri generando la maggior parte degli intricatissimi problemi che la comunità internazionale stenta ancora oggi a risolvere, in Medio Oriente come in Africa e in Asia, l’imperialismo crepuscolare della signora Theresa May meriterebbe un sacrosanto ‘pernacchione’ alla Alberto Sordi. Una libertà concepita come assoluta costrizione omologativa al consumo globalizzato, che da tempo ‘etichetta’ come ‘buonista’ qualsiasi principio culturale improntato alla ragionevolezza, rappresenta una contraddizione tale da risltare pienamente degna di quel giudizio di ‘populismo’ che tanto fa trasecolare l’amico Pierluigi Bersani. Un neologismo coniato proprio dal sottoscritto, al fine di riassumere tutti quei connotati di estremismo, qualunquismo e sprovvedutezza demagogica che dovrebbero imporre, a chi vorrebbe evitare ogni categorizzazione, comportamenti assai più riflessivi e meditati all’interno di una società composta da “strane macchine che sbattono contro altre macchine”, tanto per dirla con Pier Paolo Pasolini. Perché la parola ‘populismo’, caro Bersani, serve proprio a distinguere le falsità e i soprusi da quella saggezza popolare che nessuno di voi riesce più a interpretare e, forse, neanche a ricordare. Anche il neologismo della scorsa estate, l’orripilante “combinato disposto”, obiettivamente estratto dal ‘cilindro’ del sottoscritto, non è piaciuto molto. Tuttavia, esso è stato tranquillamente utilizzato da tutti, pur di riuscire a vincere il referendum del 4 dicembre 2016. Io confermo, innanzi al popolo italiano, come Pierluigi Bersani sia persona moralmente corretta nel senso pienamente ‘berlingueriano’ di questo termine, poiché quando ‘pecca’ di mancato realismo, con le sue vorticose metafore, egli è sempre il primo ad ammetterlo. Ma nei confronti di quel Regno Unito, che molto presto tanto ‘unito’ non lo sarà neanche più, lasciate ch’io ricordi alla signora May e a Sua Maestà britannica come i giorni del rimpianto, quando arrivano, non sono mai quelli del ‘vitello grasso’, bensì dell’archiviazione definitiva di un rapporto. Di ogni genere e tipo.

 





(30 marzo 2017)

 

 

 

 

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