di Paolo M. Minciotti
Arrestati dalla polizia per le strade di Sousse, nel sud della Tunisia, con l’accusa di “sembrare gay”, erano stati torturati ed abusati in prigione dalle forze dell’ordine e costretti a firmare una dichiarazione dove affermavano di avere rapporti omosessuali. Sono stati condannati qualche giorno fa ad otto mesi di prigione sulla base di… nulla. Senza il diritto alla difesa, senza prove della loro omosessualità (che comunque è proibita dalle legge in Tunisia, anche se il 90% dei maschi sedicenti eterosessuali la pratica allegramente), i due giovani di 23 e 22 anni, studenti, sono ora in carcere per omosessualità. Anche i test corporali [sic] ai quali i due sono stati sottoposti hanno dato esito negativo [sic], ma non importa. In uno dei paesi dove le forze di polizia sono tra le più corrotte una dichiarazione estorta con la forza e la violenza può più di qualsiasi prova. Soprattutto se a farne le spese sono due giovani che “sembrano gay”.
I fatti, li riportammo qui, risalgono al dicembre 2016.
(17 marzo 2017)
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