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“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: Caro PD, meno “casino” e più concretezza

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di Vittorio Lussana  twitter@vittoriolussana

 

 

 

 

 

Vorrei cercare, se possibile, di riportare un po’ di calma e di riflessione all’interno del dibattito apertosi all’interno del Partito democratico. Una discussione che rischia di fornire un ‘riflesso’ mediatico non completamente corretto, poiché questa forza politica sta quasi dando l’impressione di dilaniarsi sulle leve di potere interne al Partito e di preoccuparsi assai poco dei problemi concreti dei cittadini. Insomma, non vorremmo assistere a scene in stile Tobe Hopper, il regista di ‘Non aprite quella porta’. Anche perché, di andare a rinchiudersi in uno ‘scannatoio’ non lo riteniamo necessario. Tutte le forze politiche ormai si accingono ad affrontare quest’ultimo ‘scorcio’ di legislatura. Preferiremmo, pertanto, che si facesse ‘chiarezza’ in molte situazioni senza ‘scene madri’, ché quando ho voglia di andare a teatro, in genere ci vado per conto mio. In ciò, considero persino positivi i ‘segnali’ che giungono dall’altro ‘fronte’, quello del centrodestra, in cui Silvio Berlusconi e i suoi si stanno orientando verso un progetto di ‘centro’ in cui sia possibile moderare le posizioni di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, canalizzandole all’interno di una serie di riorganizzazioni concrete di molti settori del Paese, al fine di abbandonare le troppe ‘diatribe’ tardo-ideologiche. Stessa cosa si potrebbe e dovrebbe fare a sinistra, chiarendosi le idee e ritrovando un minimo di coerenza programmatica, per mettersi di ‘buzzo buono’ a disegnare l’Italia del futuro, soprattutto sotto il profilo dell’occupazione giovanile e della rigenerazione del nostro mercato del lavoro. Progetti, idee e iniziative, volendo andare a vedere, ce ne sono, persino sul fronte ‘grillino’. Proviamo a vedere se, per una volta, siamo in grado di impostare una campagna elettorale confrontandoci sui problemi concreti, basati sui contenuti, anziché avvitarsi nelle solite polemiche sollevate per ‘partito preso’: né guadagnerà la stabilizzazione democratica del Paese e la chiarezza stessa del dibattito. Il tema dell’eccessiva personalizzazione della politica di questi ultimissimi decenni lo riteniamo fondato: lo diciamo per sgombrare il campo da molti equivoci. Ma sappiamo anche che, in genere, alcune qualità personali, comunicative o di carisma, emergono comunque, in qualsiasi condizione. Anche in passato, Pietro Nenni colpiva l’immaginario dei cittadini con la propria ‘sanguigna’ oratoria romagnola; Togliatti aveva dalla sua un ‘piglio professorale’ che, indubbiamente, lo poneva al di sopra dei suoi tanti ‘trinariciuti’ alla Pietro Secchia; lo stesso De Gasperi riusciva a rappresentare un’immagine cattolico-democratica moderna, quasi ‘laicizzata’; Giuseppe Saragat, Ugo La Malfa e Giovanni Malagodi, a loro volta sapevano incarnare le loro posizioni di minoranze ‘avvedute’, dimostrando un interesse sincero verso una modernizzazione che ci permettesse di uscire da quelle ‘sacche’ di arretratezza che ci trascinavamo sin dai tempi dell’Italia ‘giolittiana’ e ‘pre-fascista’. La nostra Storia democratica ha percorso, tutto sommato, un proprio cammino. Una crescita sofferta, per carità, ma nemmeno così ‘drammatica’ come spesso appare nella cronaca quotidiana. In fondo, ci conoscono bene in tutto il mondo come un popolo “rumoroso, ma divertente”, tanto per citare il giudizio di alcuni amici tedeschi che, ogni tanto, mi capita di sentire. Ecco: proprio la parola ‘rumoroso’, di recente, mi ha dato da pensare. Proviamo, dunque, a discutere senza fare troppo ‘casino’, per cortesia, che alla fine serve a ben poco.

 

 

 

(16 febbraio 2017)

 

 

 

 

 

 

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