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PD. Congresso Sì, congresso No: la terra dei cachi

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di Giancarlo Grassi

 

 

 

 

 

Osservando da lontano ciò che sta succedendo all’interno del PD viene da pensare ad un gruppo di adolescenti invidiosi l’uno dell’altro che fanno a cazzotti per fare colpo sulla bella di turno. Peccato che adolescenti non ce ne siano. Belle, nemmeno. C’è soltanto l’ipotesi dell’ennesima scissione a sinistra provocata da chi questa stessa sinistra alla quale ora contesta di non essere abbastanza sinistra, ha contribuito ad affossare.

 

Massimo D’Alema insieme ai suoi prodi, compie le azioni che già furono di Bertinotti, Cossutta e Nichi Vendola, e che in tempi più recenti hanno affossato Fassina e Civati, ridotti a lumicini del web con idee poche e nessuna, che hanno dato vita a partitini e formazioni politiche in sola funzione anti-PD che non arrivano nemmeno al 4%: la sensazione è che lo faccia accecato dalla sete di potere. Un potere che all’interno del PD non può più avere. Matteo Renzi ha dalla sua parte l’età e la grinta, che Massimo D’Alema ha perso a favore di astio e rancori, e lo sta cuocendo a fuoco lento. Congresso sì, congresso no: la terra dei cachi.

 

Non sappiamo se questo congresso ci sarà, siamo però certi che Renzi ne uscirà rafforzato anche grazie a chi lo sosterrà per indebolirlo (vedi Orfini) e che i vari D’Alema, Bersani, Speranza, Emiliano, Cuperlo, ne usciranno asfaltati. Perché il 2013 non gli è bastato; perché l’avere fatto saltare il referendum non gli è bastato; perché avere fatto patti con Berlusconi per vent’anni non gli è bastato; perché avere fatto saltare in aria Prodi per ben due volte (salvo poi toglierselo dai piedi collocandolo alla Presidenza della Commissione Europea), non gli è bastato. Interessante potrebbe essere osservare i movimenti dei Democratici Socialisti, mossi dal presidente della Toscana Rossi, che potrebbe lavorare per riportare il PD più vicino ai diritti sociali che tornano di attualità prepotentemente e che tutti, anche Renzi, ignorano. Sbagliando.

 

Chi sbaglia più di tutti sono evidentemente i perdenti alla Emiliano (“L’afflato di onestà è simile al mio” è stato la sua pietra tombale), poi c’è Pisapia che vuole “spostare il PD a sinistra” e cerca di farlo ripercorrendo i fasti [sic] della gioiosa macchina da guerra che affosso Occhetto e fece emergere l’astro – o il buco nero, come preferite – chiamato Massimo D’Alema specializzato nel far cadere governi retti dal suo partito. Una cattivissima abitudine che ricorda da vicino ciò che succedeva nella Democrazia cristiana degli Andreotti e dei Fanfani.

 

 

(10 febbraio 2017)



 

 

 

 

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