di Vlad Alexandru Rotaru twitter@AlexandruRotaru
Si sa, quando diventi una star della rete, non puoi non farti dei nemici, non puoi certo sottrarti ai vari giudizi degli analfabeti funzionali (sì, funzionali. Perché fungono ad un certo tipo di politica), e dei vari buoni o cattivi pensanti o non pensanti. La genialità di Mentana lo ha portato finora ad essere un idolo della rete, grazie alle sue sagaci risposte allo stuolo di mentecatti che si sentono in dovere di mostrare a tutti il significato del nulla quantico che riempe i loro crani. Il cosiddetto “blastare” di Enrico Mentana è motivo d’esistenza per molte pagine Facebook, che attendono ogni suo post come uno show contro il tedio della vita. L’obbiettivo del giornalista però, non è quello di blastare, ma di fare informazione, come meglio può, sopratutto senza che lo si accusi di farla politicamente di parte.
Il delirio che ha scatenato nel direttore del TG LA7, intollerante alle bufale del web, una battaglia piena di post sciabolati in difesa del suo tg e del suo fare giornalismo è stato l‘attacco di Beppe Grillo nei confronti della stampa e dei cosiddetti schiavi del potere, con tanto di logo del tg di Mentana in primo piano e la risposta immediata con tanto di dichiarazione di denuncia (poi rientrata) nei confronti del leader pentastellato. Qui il nostro protagonista, in un’analisi degli insulti che echeggiavano in un orecchio e delle vipere che serpeggiavano nell’altro, ha potuto distinguere in due categorie quelli che oso chiamare “i giudici della sua imparzialità”: “Eletti” e “Pasdaran”. La prima categoria, “gli Eletti”, rappresenta tutti coloro che con una mentalità filo-grillica si sentono moralmente eletti dalla loro inettitudine a giudicare tutto e tutti, incoronandosi paladini dello stesso popolo che giudicano. La seconda, “i Pasdaran”, non è intesa come corpo delle guardie della rivoluzione islamica, ma come quella squadra di biscioni filo renziani che dall’albero sussurrano a Don Mentana di fare la guerra per loro poi, delusi dai fatti, lo accusano di non essere imparziale sul governo Renzi.
Ed è proprio con i fatti che il nostro cavalliere errante mette en garde i Pasdaran, cercando di togliergli la lana dagli occhi. Non tralasciando un’ultima e sottile provocazione agli Eletti, in un post che come le porte dell’inferno dantesche si presenta con un avvertimento agli stolti – “ATTENZIONE: (lasciate ogni speranza o voi che entrate) É UN POST LUNGO” – dà vita ad un elenco di dati sulla disoccupazione, concentrandosi soprattutto sulla disoccupazione giovanile, mettendola a confronto con i dati degli altri paesi europei e sottolineando quanto piccoli siano stati i passi in avanti, citando un commento dell’economista Pia Saraceno, per sottolineare la difficoltà del ricambio professionale ed industriale, nonché gli effetti che produrrà la fine dell’onda demografica sulle pensioni e sul mondo del lavoro. Non pago accusa il governo Renzi di aver sì tamponato la situazione, ma di non essersi nemmeno avvicinato ai nodi strutturali dello squilibrio generazionale. Certo per parlare del ricambio professionale bisognerebbe tenere in conto anche altri dati e considerazioni, come quello del Ministero dell’Istruzione: in Italia vantiamo 1 individuo su 3 che pone fine agli studi prima della maturità e l’inattività si è sì abbassata, ma resta al 35%.
Una critica da fare al governo di Renzi sarebbe stata quella di non aver tutelato l’alternanza scuola-lavoro. Sono pochi, infatti, i tipi di contratto che permettono ai giovani universitari di fare un tirocinio pagato, inerente ai propri studi, e meno ancora le aziende disponibili ad assumere e pagare gli studenti. In più bisogna considerare che non fanno parte infatti del dato Istat sull’occupazione gli stage non retribuiti, numerosi in Italia, altro motivo della forte “fuga di cervelli”.
In Italia ci sono 157 anziani ogni 100 giovani e 55,5 persone in età non lavorativa ogni 100, i tempi cambiano, l’economia si adatta, l’età lavorativa deve avanzare in base anche all’aspettativa di vita ed i giovani tra i 15 ed i 24 anni dovrebbero essere tutelati ed agevolati nel procedimento degli studi, non a smettere in terzo superiore e poi andare a farsi blastare sulle pagine Facebook. Ma ovviamente la soluzione ce la doveva avere il Presidente del Consiglio di una nazione in realtà mai stata unita, che in due anni, raccogliendo 20 anni di catastrofi, con una forte opposizione improduttiva ed ostruzionistica, avrebbe dovuto portare un paese dove la mafia non solo è presente e chiede ancora il pizzo, ma è ormai una mentalità che appartiene a tutti ed ha sicuramente un ‘influenza politica ed economica (evasione fiscale al 17,5%), al livello di altre nazioni che di mafia conoscono solo i film al cinema. In più, dovendo puntare su un elettorato forte di una grande percentuale di analfabeti funzionali che stanno lì a dire che Gentiloni è il doppione di Renzi, coordinato dal padre, che è cugino di Berlusconi, che ha fatto l’amore con Andreotti, ed ha avuto un rapporto incestuoso con Craxi.
Ma ovviamente Don Mentana non poteva aggiungere altre parole al suo lungo post su Facebook: un ottimo giornalista come lui deve conoscere le regole della sintesi. In più il pezzo doveva essere una scudisciata ai Pasdaran che non hanno troppo tempo per leggere i post, essendo troppo impegnati a contare i minuti che impiega una delle famose pale dei mulini di Don Chisciotte a compiere un giro di 360°.
(11 gennaio 2017)
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