di Redazione
L’Ong Differenza Donna esprime profonda preoccupazione per l’iniziativa a firma del Ministro degli Interni Minniti e del capo della polizia Gabrielli con la quale si annunciano per il 2017 “piani straordinari di controllo del territorio” prospettando l’apertura di nuovi Centri di identificazione ed espulsione (CIE) in ogni regione con l’obiettivo di raddoppiare le espulsioni dal territorio perché a rischio “la tenuta democratica del nostro paese”. I CIE sono i luoghi in cui vengono trattenuti donne e uomini stranieri irregolari in attesa di essere identificati ed espulsi.
Oggi i CIE attivi in Italia sono sei, dopo che gli altri presenti sul territorio sono stati chiusi per problemi legali, umanitari e di ordine pubblico. Sin dalla loro apertura (1998, con la denominazione di CPTA), si sono rivelati inutili rispetto all’obiettivo del rimpatrio, ma anche avamposto di erosione dei principi democratici e dei diritti fondamentali delle donne e degli uomini detenuti per il solo fatto di non essere cittadini europei e di avere uno status amministrativo irregolare.
L’annuncio di retate e controlli contro i migranti irregolari e la probabile estensione della rete dei CIE apre un 2017 all’insegna del fallimento: Differenza Donna ritiene infatti che la tenuta democratica del paese risulti minacciata oggi non certo da donne e uomini costretti a lasciare il proprio paese per guerra, fame e povertà, bensì dall’assenza di organismi istituzionali coerenti con i principi dello stato di diritto e improntati ad una vigilanza del rispetto delle regole democratiche e dalla conseguente legittimazione e diffusione di strutture come i CIE che annientano la dimensione esistenziale delle persone, fino alla loro morte nell’indifferenza delle istituzioni, come accaduto per Sandrine Bakayoko, e dall’assenza di una vera e articolata politica di accoglienza nella quale dovrebbero essere investite le risorse disponibili.
(5 gennaio 2017)
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