
di Paolo M. Minciotti
E’ il quotidiano “Liberation” a parlare dell’iniziativa che ha preso il via lo scorso 2 gennaio in una biblioteca nel centro di Parigi. Stiamo parlando della prima “linea d’ascolto” dedicata alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali over 50, categoria che l’imperante e disperato giovanilismo (ai limiti del nazismo estetico) che irrispettoso imperversa in ogni dove LGBT sembra avere dimenticato e non nasconde di tollerare a malapena.
L’idea nasce dal colletivo Grey Pride che mette insieme associazioni come Act Up, Aides e David et Jonathan e si rivolge (“con difficoltà e quasi da clandestini”, scherza uno dei curatori Richard Boitel) alle persone omosessuali, bisessuali e transessuali over 50 per aiutarle ad uscire dall’isolamento. Gli operatori della linea telefonica, tutti con formazione psicologica, sono uomini e donne omosessuali, bisessuali e transessuali e sono a disposizione del pubblico che non riesco più a trovare una sua collocazione all’interno della comunità [sic] LGBT perché ritenuto troppo in là con gli anni (da 53 a 80 anni è il range di persone che si sono rivolte al centro).
Francis Carrier, presidente di Grey Pride (nella foto in alto con il suo compagno) parla di un tema che la comunità LGBT francese fatica ad affrontare e a “sopportare”, di una questione praticamente “ignorata”. Esattamente come in Italia. Sarebbe anche il momento, magari, di pensare a coloro che ai diritti LGBT hanno aperto la strada decidendo che non si sarebbero più nascosti e che ora, in un mondo dove tutto va veloce e si impara a porgere il profilo migliore per il selfie che ti ritrae bello e giovane, vengono clamorosamente messi da parte. Vogliano pensarci anche le principesse presidentesse di certo associazionismo italico.
(3 gennaio 2017)
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