di Giancarlo Grassi
Il buon anno di Pierluigi Bersani è stato un buon anno nuovo alla Cuperlo: livore, mal di pancia, attacchi gratuiti, invidie da anziano che giovane non è più, politica poca. L’ex segretario che ha perso elezioni già vinte, in piena coerenza con la storia del partito che si ostina a voler mantenere in vita, e che si è fatto prendere a schiaffi dal M5S in diretta streaming offrendo poi la sua (in)gloriosa poltrona di segretario e facendosi trombare la presidenza del Consiglio dal fido Enrico Letta, ha fatto la sua uscita pre 2017 tracciando quella che ritiene dovrà essere la rotta del PD (o almeno quella della sua corrente di perdenti). Bersani ha detto che “Per il Pd è arrivato il momento di cambiare” (cosa che pronunciata da Renzi equivaleva ad una bestemmia in chiesa) di “Blairismo rimasticato”, come se lui di blairismo capisse qualcosa e quindi ha reso noto che “rottamazione” e “giovanilismo” hanno fallito quindi viva il partito degli ultrasessantacinquenni trombati su tutti i fronti e che sono rimasti sempre al loro posto, e fuori Matteo Renzi. Traduzione libera e non ufficiale.
Così vanno le cose politiche in questo paese: un uomo politico con un passato importante come Pierluigi Bersani e con nessun futuro si mette di traverso, insieme ad una banda di politicamente scellerati per continuare, come nel ventennio precedente, ad impedire ogni cambiamento del paese in nome della difesa di posizioni di rendita e di privilegio. Lo fa con l’arroganza di chi si sente padrone del paese, del partito di cui fa parte (e che vive dei voti e dei contributi degli iscritti e simpatizzanti del cui pensiero dimostra di non sapere nulla) negando che c’è tutta un’altra Italia, la maggioranza che di Bersani e di quelli come lui non ne può più. E per questo gli chiede, con i suoi 13 milioni e mezzo di sì al referendum, di farsi da parte, a lui e a tutta una generazione di obsoleti ciarlatani che dell’Italia hanno fatto scempio negli ultimi vent’anni. Ma a Bersani ed al suo suggeritore, che di apparire in prima persona si guarda bene, tutto questo non interessa. Interessano i sofismi, le scaramucce, i proclami, i comunicati stampa, gli inviti al segretario del PD ad andarsene perché “rottamazione” e “giovanilismo” hanno fallito. C’è poco da stare tranquilli con una classe dirigente come questa.
(30 dicembre 2016)
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