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I Grandi Oligarchi del PD e la nuova “morbidezza” del M5S sugli indagati: il “nuovo” disavanza

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di Il Capo

 

 

 

 

 

Dunque sono momenti in cui i grandi oligarchi della politica italiana si danno da fare per spazzare via, ancora una volta, coloro che hanno avuto l’ardire di sperare in un, ed operare per un, vero e profondo cambiamento di questa italietta degli incolti e degli opportunisti. Parliamo ad esempio di quel Roberto Speranza, nuovissimo che avanza, che come capogruppo e deputato PD ha votato senza battere ciglio tutto ciò che poi ha contestato al governo di Matteo Renzi, uso dei voucher in primis, diventato improvvisamente – probabile che dietro ci siano i saggi consigli di Massimo D’Alema – il male supremo.

Con Speranza tutti gli oligarchi che l’onda popolare delle primarie del 2013 ha spazzato via con un risultato vicino al 70% e del quale risultato i vari signori della guerra ad ogni cambiamento che non sia quello suggerito da loro, quindi nessun cambiamento, si sono altamente disinteressati. Loro sono gli Oligarchi del PD, quelli che il PD è mio e guai a chi lo tocca. Non sono cattivi come sembrano, basta non toccargli il giochetto.

 

Risulta quindi evidente che se mosso da ambizioso viscidume nel PD vuoi far carriera, devi uniformarti ed entrare nelle loro patetiche grazie, quelle dei Grandi Oligarchi, dimostrandoti fedele servo e fedele alla linea. Ne derivano deficienze patetiche, come il candidarsi segretario ad un congresso che non c’è, o proporre Matteo Renzi (che non è più premier, ma continua ad essere segretario del PD) alla poltrona di Sindaco di Roma per fargli chiudere in bellezza la carriera politica. Di tutto questo girovagare da una poltrona all’altra, di tutto questo gioco di potere condito dal sedersi eretti su una poltrona parlamentare fino ad uno scranno in segreteria e quindi fino alla tazza del cesso del Nazareno, sono protagonisti loro: gli Oligarchi del PD. Già Oligarchi del PCI, del PDS e dei DS. Un manipolo di fratelli e sorelle che aprono il loro magico cerchio a chi si dimostra capace di seguirne le patetiche orme. Chi non è d’accordo. peste lo colga. Cioè ci pensiamo noi.

 

Tra il furore conservatorista dei soliti oligarchi PD ed il balillismo ideologico del Grillo, del nipote del Grillo e del commercialista del Grillo, tanta differenza non c’è. Cambiano le idee a loro piacimento (e a seconda di ciò che fa loro comodo) e se potessero anche i regolamenti. Se nel PD il cambio di ogni virgola statutaria è roba complicata, nel movimento balillista del Grillo lo si fa cum gaudio, quando e come piaccia o paia comodo. Pare infatti, sono pettegolezzi di coloro che odiano il M5S delle grandi riforme e delle Sindache Favolose, che il Vate si stia preparando a varare regole più morbide nei confronti degli indagati a 5Stelle – non si sa mai che il fulmine dell’avviso di garanzia non colga Nostra Signora della Lacrima a Natale – così da piegare la base del M5S ai voleri di coloro che dall’alto del loro scranno, poltrona parlamentare o cesso che dir si voglia, governano la cosa privata, privatissima che più privata non si può.

 

Questa comunanza di totale disinteresse nei confronti delle loro basi elettorali (fedelissimi a parte, che esistono in entrambi gli schieramenti) dovrebbe far riflettere soprattutto il PD che tenta di far saltare in aria il leader più amato della storia recente dopo Berlusconi, quel Matteo Renzi che se dovesse fondare un altro partito svuoterebbe di voti il PD dei D’Alema, dei Bersani, degli Speranza, dei Cuperlo ai quali non rimarrebbe che la Puglia (ci passerà la battuta il leader massimo), ma potrebbe far pensare anche il popolo dei Cittadini col Vestitino della Festa che si sentono grandissimi perché sono arrivati all’agognata poltrona dopo una vita di fancazzismo ed in pochi anni di crogiolarsi parlamentare sono riusciti dove nemmeno la Lega di bossiana memoria era riuscita: non fare assolutamente nulla che non sia stato dire “No” a tutto. E’ vero che pensare è un verbo pesante, visto a chi lo abbiamo rivolto…

 

 

 

(29 dicembre 2016)

 

 

 

 

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