di Giancarlo Grassi
Dunque Roberto Speranza, già capogruppo PD di quel PD che in passato ha approvato tutto ciò che ha contestato al primo governo Renzi, si è candidato al Congresso del partito con un atto di coraggio che gli fa onore. Perché, come Matteo Renzi sa bene, il partito è una bestia riottosa al quale i capi non piacciono dato che vengono messi lì per sottostare ai voleri del Baroni, il leade Massimo in primisi, e non per prendere iniziative politiche facciano bene al paese. Speranza sembra quindi rispondere perfettamente al profilo richiesto per lo scranno: idee politiche poche e confuse, risposta preferita “No”, sport preferito far saltare in aria segretari e/o primi ministri, hobby perdere referendum, tempismo perfetto o imperfetto, dipende dai momenti, capacità dialettiche quasi nulla, fumosa concentrazione di nulla e, last but not least, ambizione.
Corrispondendo perfettamente al carattere del leader perdente che il PD desidera per non turbare gli equilibri interni più di tanto roberto Speranza sarà sicuramente vincitore del Congresso e ne usirà con l’investitura di segretario del partito. Se non fosse per un particolare irrilevante: di Congressi all’orizzonte – per ora – nemmeno l’ombra.
(21 dicembre 2016)
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