di Mila Mercadante twitter@Mila56170236
Il suffragio universale comincia a rappresentare un serio pericolo per la civiltà occidentale #disaster2016
— Fabrizio Rondolino (@frondolino) 9 novembre 2016
Per i sondaggisti e la stampa, una prece. Non ne azzeccano una. I primi – se non tentano di indirizzarci travisando più o meno palesemente le previsioni – non possono nulla contro la reticenza degli elettori, che molto spesso mentono riguardo alle loro scelte per una ragione molto semplice: si sentono colpevoli di preferire ciò che viene considerato il peggio. La stampa vede le cose in modo limitato, essendo connessa con le élites e dipendente dalle disposizioni della finanza internazionale. Gli stereotipi in odore di sciovinismo che essa adopera contro questo o quel presunto pericolo non sono più in grado di rafforzare gli argini né di indirizzare l’opinione delle masse. Ripetere “populisti!” o “ignoranti!”, ridicolizzare il “nemico”, personalizzare fino al delirio, sono pratiche che finiscono col diventare incitazioni alla disobbedienza. La vittoria della Brexit e la vittoria di Donald Trump sono l’esempio lampante della limitatezza di un pensiero che tende a proporre e a “santificare” la consuetudine demonizzando ogni genere di rivendicazione e di critica. Se si osserva la vita sociale dal basso ci si accorge che le masse ormai fin troppo maltrattate e disprezzate se ne infischiano della continuità e prediligono il cambiamento alla restaurazione, i diritti all’equilibrio dello spread e dunque scelgono l’incerto per il certo quando quest’ultimo si configura come un accidente. Bisognerebbe rileggersi tutti i titoli dei giornali dell’8 novembre per ridere un po’ e per allibire di fronte alla spaccatura immane che si è andata formando tra le regole generali, gli orientamenti astratti e le esistenze di coloro che vi si oppongono e che rappresentano il fulcro e il cardine del tessuto sociale. L’opposizione all’indirizzo proposto nasce laddove certi princìpi non si curano affatto della salute e del benessere degli individui.
Si è cercato con ogni mezzo di dare credibilità a Hillary Clinton e di raffigurarla come portatrice sana di valori universalmente riconosciuti come alti. Come se gli americani non capissero, come se non fossero stanchi della lunga dirigenza dei democratici e della famiglia Clinton, entrambi prevedibilisimi. Clinton finanziata dall’Arabia Saudita non ha avuto chances. Clinton guerrafondaia ha stufato. Clinton perfettamente inserita nell’amministrazione Obama non è piaciuta. Clinton paladina degli indigenti non è stata credibile: è moglie di un ex presidente al quale si devono il Patriot Act, l’abolizione del welfare e l’abolizione della separazione tra banche d’affari e banche commerciali, tre provvedimenti che con la sicurezza delle minoranze e i problemi economici della ex middle class non vanno proprio d’accordo. Magari un repubblicano autarchico riserverà delle sorprese, non necessariamente negative. E’ presto per giudicare ed è inutile dar peso agli anatemi e alle pessimistiche quanto ipocrite previsioni dei media
(9 novembre 2016)
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