di Giovanna Di Rosa
Gli eletti a 5Stelle, i loro portavoce, non hanno la colpa di essere degli inetti sconsiderati incapaci di valutare la portata delle loro azioni; non hanno nemmeno la colpa di non sapere nulla di ciò che dicono né di articolare frasi sconnesse. Nemmeno hanno la colpa di promettere funivie per lanterne o pannolini lavabili per ricostruzione di Roma: hanno però la colpa di farsi eleggere grazie al fumo che hanno venduto rendendo “governo” la loro incapacità. E tutto il meraviglioso ingranaggio menzognero targato 5Stelle sta venendo alla luce: dalle incapacità della Sindaca di Roma, a quelle della Sindaca di Torino (e al suo stipendio, ne parliamo in altra sede), al non-statuto delle epurazioni, al potere nelle mani del Grillo sparlante, alle inevitabili infiltrazioni troppo prossime alla disonestà nel tempio dell’onestà come fede politica (e come balla spaziale), alle firme false per candidarsi non importa come né dove.
Il buon Luigi Di Maio già steward dello stadio San Paolo, già studente fuori corso, già webmaster, già molte cose e, last but not least, vicepresidente della Camera eletto coi voti del PD, erede designato da Grillo poi spodestato da Grillo, si è fatto fotografare in situazioni che un paladino dell’onestà come fede politica (e come balla spaziale), se avesse un minimo di senno, dovrebbe accuratamente evitare.
Già immortalato su Facebook accanto a Dino Tredicine, re degli ambulanti romani, nonostante solo nel febbraio scorso – loro son quelli della coerenza oltre che dell’onestà – i 5Stelle si scagliassero col consueto garbo contro quello che chiamavano “L’Impeo di Tredicine & Co”, ora Luigino Di Maio ha deciso di non farsi mancare nulla e dopo una delle tante serate dove ha raccontato le solite bufale sulla riforma istituzionale e sul referendum, l’ex steward del San Paolo dal verbo fluente, si è fatto fotografare con Salvatore Vassallo, fratello del pentito del clan dei Casalesi Gaetano e a sua volta sotto processo per disastro ambientale, con l’accusa di aver avvelenato il territorio della Terra dei fuochi, in particolare l’area tra Giugliano e Parete. Capito il gran ambientalista?
La foto è del 2 novembre scorso e, racconta “Il Mattino”, è stata scattata nel ristorante “Zì Nicola” di Cesa, in provincia di Caserta, di proprietà della famiglia mafiosa, dove Di Maio era arrivato al termine di un evento sul No.
Naturalmente l’incauto Di Maio ha la risposta pronta: “Sono stato a Cesa lo scorso 2 novembre per un incontro organizzato dagli attivisti del movimento sul no al referendum. Dopo l’evento gli attivisti mi hanno portato a cena in un ristorante della zona. Non conoscevo i proprietari e come spesso accade mi hanno chiesto una foto. Avrò fatto centomila foto in questi anni. Non avevo idea di chi fossero. È una foto scattata prima di andare via. Io lotto tutti i giorni contro chi ha avvelenato la nostra terra e non voglio minimamente che una foto possa intaccare anni di battaglie. Il movimento 5 stelle è in prima linea nella lotta alla criminalità. Io la camorra la voglio distruggere e non ho nessun contatto con queste persone”.
C’è forse qualcuno che pensa o scrive il contrario?