di Mila Mercadante twitter@Mila56170236
Qualcuno ha notato o potrebbe notare che le donne – le femministe! – non hanno commentato la generosa offerta di Madonna nel pieno della campagna per le presidenziali statunitensi: la signora ha promesso una fellatio a tutti coloro che daranno il voto a Hillary Clinton. “Sono brava”, ha garantito. Di fronte alla provocazione i fedeli alle regole ferree del politicamente corretto hanno taciuto in massa, pochi e stringati sono stati anche i commenti sulla stampa internazionale. Se la frase non fosse un concentrato di meravigliosa ironia e di acuto sarcasmo potremmo pure convenire sul fatto che la star peggio di così non avrebbe potuto: a una certa età come minimo bisognerebbe avere acquisito un poco di stile, no? In realtà Madonna con quattro parole non ha fatto un endorsement alla Clinton, piuttosto l’ha sbeffeggiata incorniciando come si deve la più squallida campagna elettorale che gli USA abbiano mai visto. La sua battuta è stata ignorata perché nuoce alla Clinton. E’ un paradosso, è satira pura. Visto che i giullari sono spariti, Madonna ha fatto quello che i veri giullari dovrebbero fare. Mettendo in un capiente calderone il marito della Clinton, una ex stagista e le donne accusatrici del supermaschilista Trump, la pop star ha fatto il verso a tutti gli slogan puritani e ipocriti di cui il troiaio mediatico si serve per svolgere al meglio il suo compito primario, che è quello di cercare stimoli per dare risalto a un evento politico che già da molti anni non suscita più alcun interesse nei cittadini americani: lo scandalo sessuale è un ottimo mezzo per incuriosire oltre che per sminuire il valore degli attori politici.
Nelle competizioni per entrare alla Casa Bianca che differenza c’è tra l’uno o l’altro candidato? Quasi nessuna, inezie, ragion per cui bisogna far leva su tutt’altro, per esempio su alcune caratteristiche individuali dei concorrenti, caratteristiche che non hanno rilevanza politica, tantomeno ideologica. La finta battaglia elettorale deve stimolare il potenziale psicologico delle masse poiché in una società che contravviene agli interessi dei suoi membri le elezioni non rappresentano più un momento realmente importante dal punto di vista strettamente democratico, nel senso che non hanno lo scopo di favorire cambiamenti. Si sostituisce quindi l’essenza col fenomeno, laddove l’essenza prescinde totalmente dal Presidente, preesiste alla sua figura essendo un complicatissimo insieme di interessi e connessioni e intrecci di potere da cui le sorti del mondo dipendono. Questa volta la campagna americana è basata sul fenomeno “differenze di genere”: presentano al mondo una donna contro un uomo, sottolineando in termini molto poco “femministi” che gli attributi li abbia lei più che lui e che il sessista tra i due sia solo il tizio con un nido arancione sulla fronte e non anche colei che ai tempi del Sexgate diede una bella mazzata alle battaglie per l’emancipazione femminile, consolidando un pregiudizio popolare, quel muro che separa le donne “perbene” e le donne “per male”, le mogli fedeli e comprensive dalle puttane e dalle rovinafamiglie. Quanto costò a Monica Lewinsky la fellatio più famosa del mondo?
La precedente campagna elettorale si basava sul colore della pelle di Obama, il fenomeno era rappresentato dal nero. Tutta scena: in pratica tale caratteristica non ha spostato di una virgola le percentuali del razzismo americano e neanche il numero di neri morti ammazzati per mano delle istituzioni. Obama è solo formalmente nero: in virtù del suo ruolo il tratto “polemico” della sua negritudine non è più utilizzabile, deve sparire per incompatibilità. Più andremo avanti e più sarà complicato costruire altri fenomeni: la prossima volta potrebbero optare per due contendenti di religione diversa oppure sceglieranno di contrapporre un omosessuale e un eterosessuale. Chi vivrà vedrà.
(26 ottobre 2016)
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