di Daniele Santi
Nella giornata nella quale Federico Pizzarotti mollava il M5S, rimanendo comunque profondamente grillino nella cellule politiche che lo compongono, dato che non va sottovalutato, il Vate abbandonato dal Sindaco di Parma, unico esponente della setta pentastellata a fare quello che gli pare (vedremo la sorte che toccherà ad Appendino quando finirà la scia dei provvedimenti presi dalla giunta Fassino con la quale la Sindaca si fa bella, e questa pretenderà di fare di testa sua), ha pensato bene di liquidare l’uscita di Pizzarotti con una delle sue battute da guitto incontinente e quindi scagliarsi con la consueta violenza verbale sull’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, colpevole di sostenere il “Sì” al referendum.
Posto che chi scrive ancora non ha deciso se voterà pro o contro la riforma costituzionale, va detto che il cialtronume a 5Stelle, insieme ai conservatori di destra e di estrema destra, insieme alla benemerita minoranza PD, insieme a tutti coloro che senza entrare nel merito della riforma pretendono di costruire un fronte del “No” sulle grida e sulla disinformazione (riuscendoci, perché in questo paese conta chi grida più forte), sta facendo il gioco del “Sì” ed è possibile che si trovi ad avere fatto male i calcoli.
Questo cronista ha letto più volte la riforma istituzionale, se l’è studiata – perché esistono opuscoli appositamente stampata dalla Camera che indicano i vecchi articoli della Costituzione e i cambiamenti che verranno apposti con la riforma, dettagliatamente e senza spiegazioni, così che qualcuno possa farsi una sua idea), sono anche scritti in Italiano corretto, magari per quello ai 5Stelle risulta indigesto – e non crede che sia poi quella porcata immonda. Nemmeno crede che tutti i mali della riforma stiano in quell’articolo 70 cavallo di battaglia del M5S e di Marco Travaglio perché “troppo lungo”, perché sono così cretino da ritenere che un articolo abrogativo debba avere poi nella nuova stesura i riferimenti che servono, affinché quell’articolo possa essere applicato. Questo scrivente non è nemmeno Zagrebelsky (ed infatti non percepisce emolumenti da 200mila euro com ex della Consulta), non è Travaglio (e ne è felice) e non va in televisione a dare la sua personale opinione su ogni fatto. Non è un giudice e non lo sarà mai, e proprio per questo non si scaglia contro la nuova stesura della Costituzione senza pensare di contestare minimamente i privilegi degli ex presidente dell’organo che quella consulta dovrebbe rendere credibile. Insomma da queste parti siam persone normali.
E da persone normali abbiamo notato come l’addio (non è un addio, è solo un arrivederci) di Federico Pizzarotti al M5S sia stato la causa che ha generato l’effetto di portare Grillo all’ennesimo insulto contro Napolitano: nei calcoli del Vate che si considera l’Eletto e vive con la sua setta dentro Matrix, la sortita avrebbe dovuto oscurare mediaticamente Pizzarotti. Come già con Virginia Raggi, Grillo ha fatto male i calcoli. Il pregiudicato che non vuole pregiudicati nel suo Movimento perde sempre più colpi.
(4 ottobre 2016)
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