di Il Capo
Dunque Bersani ritiene che i voti della destra, la discussione è nota dentro il PD con i duri e puri delle elezioni perse ad ogni tornata che vogliono il partito “non contaminato dai voti nemici”, non siano voti buoni per il partito che è riuscito da farsi travolgere dal M5S nel 2013, nonostante in molti gli avessero detto “Pierluigi ti vai a schiantare”. Bersani non è cambiato nemmeno dopo essere riuscito a perdere elezioni già vinte e non si scosta dall’idea che un voto da destra sia un virus assassino. Renzi da parte sua pensa che con un voto in più si vince e non gli importa da dove venga quel voto, o meglio, gli importa – e infatti non va a cercare i voti di Lega o Casapound – ma è consapevole che la politica ed i governi si fanno con i numeri e che senza numeri non si governa.
Tuttavia c’è qualcosa nel ragionamento di Bersani che non ci torna: è il rifiuto a priori di quelli che lui chiama “i voti della destra”, ma non il rifiuto di quella che è la rincorsa della destra alla defenestrazione di Renzi che anzi, votando “No” al referendum sulle riforme costituzionali insieme alla destra che tanto dice di odiare, Bersani e compagnia contribuiscono a rendere più forte. Secondo l’ex segretario è immorale cercare di “portare via voti alla destra” per vincere le elezioni, ma non lo è votare con la destra per far cadere il premier che è anche segretario del partito di Bersani. In ultima analisi per Bersani non è “immorale” andare contro il suo stesso partito che governa l’Italia e rischiare di far cadere partito, governo e riforme.
Insomma, par di capire che per il PD che ha in testa Bersani occorre rimanere fedeli a principi di sinistra evitando i provvedimenti di destra, per accaparrarsi i voti della sinistra evitando come la peste quelli di destra: ci chiediamo, senza polemica alcuna, se il buon Bersani si ricorda di avere votato la Legge Fornero insieme al suo partito, se ricorda di avere sostenuto tutte le riforme del governo Monti insieme ai fuoriusciti Civati, che crede di prendere voti via Twitter, e Fassina, riconvertitosi al comunismo del ridicolo esperimento di Sinistra Italiana nato morto e sepolto. Insomma i principi tanti cari alla sinistra, i valori della sinistra “pura e dura”, di quella sinistra che Bersani ha dimenticato nel cesso durante gli anni passati, sono diventati elementi essenziali dell’opposizione interna a Renzi e dei voti contrari alle riforme. “No” ad alta voce insieme alle grida disordinate della destra. L’invidia è proprio una bruttissima bestia.
(3 ottobre 2016)
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