di Daniele Santi
Ciò che stupisce di fronte alla feroce manifestazione di intolleranza e di odio contro l’Altro manifestata con l’usuale violenza dalla Capitale alla Sicilia fino alla Svizzera, è la finta indignazione che questa feroce violenza suggerisce, indignazione che dura il tempo di un articolo, di una dichiarazione, incapace di trasformarsi in azione politica, in allarme, in allerta, in un “qualcosa” che possa trasformarsi in “utilità”. La Capitale è stata teatro un paio di giorni fa di un feroce attacco omofobo perpetrato nella gay street romana da parte di una famiglia, padre, madre e zia, indignata per l’omosessualità appena confessata della loro figlia e nipote 21enne che, precipitandosi al Coming Out, ne hanno pestato la compagna, hanno fatto volare sedie, tavolini, sberle e pugni in una manifestazione di scimmiesca crudeltà ed inciviltà che lascia attoniti. Dalla stampa e dalle televisioni silenzio. O quasi. Google riporta pochi link sull’argomento.
La festa del M5S di Palermo ha riportato alla cronaca gli attacchi alla stampa e ai giornalisti (rispetto ai quali postiamo più in basso un post della giornalista di Repubblica, Federica Angeli, dalla sua pagina Facebook), attacchi che all’arrivo di Sua Altezza Virginia Raggi sono diventati insulti, spintoni e qualche schiaffone: perché si capisca qual’è l’attitudine alla democrazia ed all’ascolto del popolume a 5Stelle che applaude e grida quando dal palco arriva una parola che finisce con “culo”, una qualsiasi, non soltanto il celebre “vaffa”. I militanti del partito che ha sede in un blog e che ha come padrone un grillo, il nipote di un grillo ed il commercialista di un grillo, erano scatenati: “Buffoni”, “venduti”, “vergogna” ed ancora “servi della gleba”, “vi inventate storie”.E via insultando, spintonando, con la Digos che protegge Raggi, e non può fare altro. Il M5S ha introiettato e quindi lanciato come arma di propaganda l’odio per l’avversario che per Berlusconi era soltanto una maniera di governare. E’ attraverso l’odio per l’idea altrui, la distruzione dell’avversario visto come nemico da zittire che la propaganda di Grillo mette radici nella mente di gente che crede a qualsiasi cosa fuorché alla realtà dei fatti e la cui cultura non va al di là di semplici slogan e frasi sgrammaticate.
Una pulsione semplice e di rara ferocia che si deve al razzismo promulgato dalla Lega negli ultimi vent’anni che ha trovato terreno fertile in un elettorato ignorante e vittima di splendori antichi mai dimenticati: la Lega Nord del fuori gli immigrati, del padroni a casa nostra, del prima gli Italiani (o i lombardi, o i veneti o quello che era) si trova ora nella scomoda posizione di dover difendere gli italiani che lavorano all’estero dopo il referendum che nel Canton Ticino, luogo di lavoro di quasi 60mila italiani che hanno optato per il pendolarismo Italia-Canton Ticino e ritorno, ha detto “No” ai lavoratori frontalieri mettendo il leghista Maroni nella scomodissima posizione di dover difendere gli italiani che per questioni di lavoro si recano in Svizzera e che per quegli abitanti sono “immigrati”. La Lega Nord non è aliena al successo della Lega Ticinese, toccherà aspettare il prossimo invito di Lilli Gruber a Salvini per sentire cos’ha da dire. Nel frattempo il Ministro Gentiloni fa sentire la sua voce con un tweet che servirà a poco.
#Ticino Referendum anti frontalieri non ha per ora effetti pratici Ma senza libera circolazione delle persone rapporti Svizzera-UE a rischio
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) 25 settembre 2016
Ciò che si nota è il sempre crescente scollamento tra coloro che governano e cercano di farlo con ragionevolezza, e coloro che non governano, non sono in grado di farlo – come si evince dai luoghi in cui sono andati al potere – ma che hanno la capacità di intercettare le pulsione più basse e primitive della popolazione utilizzando linguaggi da social che sui social si riflettono e si trasformano in consenso elettorale. L’Italia, più di tutti gli altri paesi, per la sua struttura sociale e la sua cultura, è particolarmente vulnerabile alle rivalità ed agli odii gratuiti e i politici italiani, più di tutti gli altri loro colleghi europei, sono incapaci di intervenire culturalmente sull’arginare questi odii gratuiti e intolleranze, preferendo fomentarle ed utilizzarle a fini di consenso elettorale. Una tendenza estremamente preoccupante che sembra, invece, non preoccupare nessuno.
(26 settembre 2016)
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