
di Filomena Filippetti
La vendetta va gustata fredda, così un mese dopo le Olimpiadi di Rio 2016, quelle dell’assenza russa – che nessuno ha notato – e nelle quali alcuni atleti statunitensi hanno trionfato, una crew di hacker russi ha bucato il server della Wada, che è l’agenzia mondiale antidoping, ed ha messo lì un po’ di roba compromettente che testimonierebbe con una certa precisione, che alcuni tra i nomi più importanti dello squadrone a stelle e strisce farebbero uso di sostanze dopanti, tra loro le sorelle Williams e la stratosferica ginnasta Simon Biles. Quest’ultima avrebbe assunto sostanze illecite come farmaci autorizzati. Secondo gli hackers russi questi atleti avrebbero “ricevuto la licenza per il doping”.
Il permesso che la Wada rilascia si chiama “Tue (Therapy Use Exemption)” e gli atleti che ne hanno fatto uso, sotto l’ombrello – secondo gli hacker russi – “illegale” della Wada, sarebbero risultati positivi anche durante i Giochi, ma il Tue li avrebbe scagionati.
Le sostanze incriminate sono il metilfenidato, uno psicostimolante, e anfetamine sotto ricetta medica. I controlli della Wada avevano rilevato queste sostanze. Lo scandalo è innescato. A buon rendere.
(13 settembre 2016)
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