di Daniele Santi
Così che apprendiamo da alcuni esponenti amici dell’associazionismo LGBT italiano, e di quello romano in particolare, che “Va bene che il 22 ottobre si celebri la prima Unione civile” (perché l’associazionismo deve essere d’accordo, se io mi unisco col mio compagno, capite?), ma “Virginia Raggi non ci ha ancora risposto”.
C’è un punto fondamentale che va compreso: per quanto io sia dispiaciuto, incazzato, frustrato e furioso per il silenzio della Sindaca di oggi (così come per i silenzi dei Sindaci di ieri), la Sindaca di oggi, così come quelli di ieri, non hanno l’obbligo di incontrarmi e lo fanno, oggi come ieri, qualora lo ritengano conveniente ai fini del loro disegno politico, ai fini del programma [sic] grazie al quale sono stati eletti. La Sindaca Raggi ad esempio è stata eletta per avere promesso funivie, libero scambio, ed una serie di altre cose irrealizzabili (di ciò che avrebbe dovuto fare sul serio, non ha mai parlato) ed ha fatto capire chiarissimamente quale fosse la sua posizione rispetto alle questioni LGBT rifutando l’invito del Gay Village Roma, non proferendo verbo dopo l’attacco a revolverate al Gay Village di una ventina di giorni fa, e per non essersi minimamente preoccupata di fare in modo che gli uffici di Roma Capitale fornissero informazioni puntuali e precise sulla Legge Cirinnà.
Ciò che troviamo stupefacente è che, con una Sindaca in carica che né in pensieri, né in parole, né in opere o omissioni, ha mai fatto nulla per mascherare le sue spiccate simpatie per la destra capitolina, destra che non è mai stata pro-LGBT, diciamo così, l’associazionismo romano non si sia accorto prima delle elezioni che forse quella non era la Sindaca da votare.
Si palesa così, una volta di più, l’assoluta cecità politica di coloro che si autoeleggono in parlamentini interni atti a solleticare il loro ego, utili a poco altro che a farli sentire presidenti: proni al PDS, DS e poi PD prima, abbandonano il cavallo poco prima che la metamorfosi nel partito porti all’approvazione (tardiva, negativa, poco fattiva, discriminatoria, dicano ciò che vogliono, ma è sempre meglio di niente) della Legge sulle Unioni Civili nota come Legge Cirinnà, per saltare sul cavallo del M5S che non solo non vota la Legge, ma dimostra – con la Sindaca di Roma, con le dichiarazioni di Di Battista, con il famoso “Il Matrimonio gay? Siamo d’accordo, ma non è una priorità” di Grillo – di essere molto più omofobo di quanto disposto a dichiarare. Il nuovo sproloquio sotto forma di comunicato stampa di “benedizione” alla prima Unione Civile di Roma, oltre ad essere patetico, serve a dimostrare una volta di più la straordinaria attitudine di certo associazionismo LGBT che fa associazionismo per arrivare in Parlamento, a puntare sul cavallo sbagliato. Prima, ora et semper.
(25 agosto 2016)
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