di Mila Mercadante twitter@Mila56170236
Oltre all’umanità – nel doppio significato di genere umano e di sentimento – dove c’è una guerra la prima cosa che sparisce è l’oggettività delle informazioni. Noi da qui non capiamo quasi niente della Siria e non riceviamo che notizie parziali, pilotate, spesso falsate. In questo momento – benché la guerra in Siria duri da oltre 5 anni – ci parlano dei bambini. Ogni volta che si tirano in ballo bambini oltraggiati, feriti e morti ammazzati c’è puzza di propaganda. In effetti ne muoiono tantissimi e quelli che restano in vita soffrono, hanno paura, fame. Non soltanto adesso, e non soltanto in Siria. Quando si decide di focalizzare tutta l’attenzione sulle loro pene – altrimenti elegantemente ignorate – è meglio evitare di commuoversi a comando, è meglio lasciarsi assalire dai dubbi.
Per fare in modo che la propaganda non sembri tale è sufficiente che i media tutti forniscano per un periodo relativamente lungo i medesimi dati e le stesse notizie con tanto di corredo fotografico di minori, ai quali ovviamente non si travisa mai il volto come si fa coi bambini occidentali. Un altro accorgimento è fare in modo che la fonte delle notizie abbia una sua autorevolezza. Se ci dicono che la fonte è il SOHR, l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, noi abbiamo fiducia, immaginando che il SOHR sia un’organizzazione di professionisti insediata in Siria e costituita da centinaia di uomini e donne imparziali, coraggiosi e impegnati sul campo a stabilire contatti e legàmi per ottenere notizie fondate. Se ci dicono che tra gli informatori vi sono i ribelli – per esempio i membri del Free Syrian Army – noi pensiamo che si tratti di forti e generosi giovani siriani desiderosi di liberare la patria dal tiranno, uno dei tanti Hitler che nel corso degli anni hanno reso indispensabili le guerre e che abbiamo imparato a odiare, perché essi incarnano il Male. Una volta fatti fuori questi dittatori, gli Stati liberati finalmente trovano la pace, la democrazia e la prosperità.
Che cos’è in realtà il SOHR, fondato nel 2006 e a cui fanno riferimento molto spesso i media occidentali? Un “osservatorio” tutt’altro che professionale con sede in una casa privata a Londra, gestito al computer dalle 5,30 del mattino fino alle 21 della sera – se necessario anche per tutta la notte – da un solo uomo. Uno solo. E’ un siriano scappato dal suo paese 13 anni fa che si fa chiamare Rami Abdulrahman e che ha un negozio di magliette sotto casa, il che gli consente di mantenersi. Prima di scappare dalla Siria – quando era un vivacissimo attivista politico – si chiamava Osama Suleiman. Giunto in Europa ha abbandonato il nome di battesimo per uno pseudonimo. Abdulrahman è un oppositore al regime di Bashar al-Assad e dunque un uomo che svolge il suo incarico con passione. Non può essere imparziale, naturalmente, e soprattutto non può fare a meno di fidarsi delle notizie che gli forniscono i suoi amici in Siria. Gli amici – coi quali lottava un tempo contro Assad – sono 4, e fanno capo a circa 200 informatori anonimi. A- no- ni-mi. Significa che potrebbero essere chiunque, tanto degli affiliati di Jabhat Al-Nusra quanto delle spie, oppure non esistere affatto. Anonimi. Abdulrahman non sta in Siria e non ci va mai, non può vedere né toccare con mano, non ha contatti con le fazioni che appoggiano Assad: praticamente è un rappresentante dell’opposizione siriana, è considerato tale anche dal governo britannico e dalle altre Ong: da tutti. Vogliamo riconoscergli capacità e impegno? Ci mancherebbe altro, tanto di cappello, ma il SOHR non ha niente a che vedere con ciò che si definisce “fonte affidabile”. Mi pare un particolare rilevante e anche grave. Eppure tutte le testate giornalistiche del mondo si riferiscono ad Abdulrahman e ci raccontano che russi e governo siriano stanno provocando una catastrofe umanitaria ad Aleppo. Non altri, non i “ribelli”, tutta brava gente. Russi e governo siriano. Il Male.
FONTI:
(22 agosto 2016)
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