di Paolo M. Minciotti
L’evento era privato, non pubblico, forse l’unico modo che le persone LGBT ugandesi avevano pre celebrare comunque il Gay Pride in un paese dove regna l’omofobia di stato e la Polizia fa più o meno quello che vuole con la vita delle persone LGBT. Le cose sono andate come ci si poteva aspettare: la Polizia ha infatti assaltato la manifestazione durante la serata di Mr. & Miss Pride Uganda ed ha pestato i presenti, ha arrestato almeno 25 persone persone e – dicono alcune notizie non confermate – e abusato di alcune altre. Una transessuale presa dal panico si è gettata dal quarto piano per sguffire alla Polizia ed è morta. Gli arrestati sono stati accusati di associazione non autorizzata, anche se le associazioni organizzatrici invece confermano che tutti i permessi erano stati rilasciati. Secondo un post su Twitter la Polizia avrebbe agito “come agiscono i terroristi”, prendendo addirittura a pugni una giornalista straniera, ma non ci sono conferme ufficiali, ed avrebbero costretto due arrestati a mostrare i loro volti ai giornalisti affinché potessero essere fotografati e sbattuti in prima pagina. Gli arrestati sarebbero stati tutti rilasciati. La legge coloniale che imprigiona a vita chi è colpevole [sic] di rapporti omosessuali è ancora in vigore, dopo che la Corte Costituzionale ha invalidato la Legge Antigay di Museveni votata alla Camera senza il numero legale.
(9 agosto 2016)
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