di Paolo M. Minciotti
Con una lettera di rara piaggeria ed inconsistenza politica le associazioni LGBT romane hanno inviato una lettera alla Sindaca Raggi chiedendole un incontro per poter parlare di Unioni Civili e dell’applicazione della Legge Cirinnà.
Gentile Sindaca,
abbiamo tutte e tutti letto le nuove informazioni sul sito di Roma Capitale circa le procedure per poter celebrare le unioni civili ai sensi della nuova legge 76/2016. Appare evidente che Roma , come altre città italiane, ha scelto di non iniziare a celebrare le unioni civili prima dell’emanazione dei decreti, nonostante ciò sia comunque previsto dalla legge 76/2016.
Questa scelta ribadisce un fatto: Roma sarà molto probabilmente l’ultima tra le grandi città a celebrare le unioni civili. Torino, Palermo, Napoli, Bologna, Milano e molti altri grandi comuni si sono già mossi dando dimostrazione di “volerci essere” e al più presto dalla parte dei diritti civili.
Sono tante le persone che aspettano da anni di potersi unire e tutelare i propri affetti; un esempio per tutti: Margherita, a Milano, era malata terminale ed è morta subito dopo essersi unita alla compagna, potendole così lasciare i propri averi.
Cosa sarebbe successo se si fosse trovata a Roma? Quello che è successo per decenni ?
Ciò che è fatto è fatto.
Adesso, tuttavia, bisogna rimediare e fare in modo che Roma torni ad essere il faro delle politiche sui diritti civili.
La posta in gioco, infatti, riguarda certamente i diritti dei cittadini e delle cittadine romane, ma anche il ruolo della capitale quale esempio da seguire per gli altri 8000 comuni d’Italia.
Ci sono migliaia e migliaia di coppie, in tutta Italia, che aspettano di unirsi da oltre 30 anni, alcune delle quali hanno anche gravi problemi di salute.
Ci sono molte altre “Margherita” nel nostro territorio. Sicuramente, questo è un tema che coinvolge diversi interlocutori istituzionali, ai quali non esiteremo a rivolgerci, tuttavia, per aprire una nuova stagione di diritti e di contrasto effettivo alle discriminazioni siamo convinti e convinte che bisogna partire (dai)comuni, Roma in testa.
Ciò vale non solo per l’effettiva applicazione della legge 76, ma anche per fare il prossimo necessario passo verso la piena uguaglianza delle cittadine e dei cittadini omosessuali di questo Paese e per il contrasto alla violenza di genere.
Per questi motivi, Le chiediamo che Roma si metta alla testa di un grande movimento di città e sindaci italiani per il matrimonio egualitario, come hanno fatto i sindaci americani di «Mayors for the Freedom to Marry».
Saremmo felici di poterLa incontrare per discutere e condividere queste e altre proposte e strategie .
I più cordiali saluti,
Agedo – Associazione di genitori parenti e amici di persone LGBTI
Anddos – Associazione Nazionale contro le Discriminazioni da Orientamento
Sessuale
Azione Gay e Lesbica – Associazione Onlus diritti lgbt
Associazione Lista Lesbica Italiana
Cammini di Speranza – Associazione italiania cristiani LGBT
Certi Diritti Associazione Radicale
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Di Gay Project
Famiglie Arcobaleno – Associazione Genitori Omosessuali
Gaycs – Associazione sportiva lgbt
Gaynet – Italia Gay Network
Magen David Keshet Italia – Gruppo ebraico LGBT
I Mondi Diversi No Profit
La Fenice Gay – Associazione Gay, Lesbica, Bisessuale e Trans Italiana
RGR – Rete Genitori Rainbow
UAAR – Unione Atei Agnostici e Razionalisti (sede di Roma)
La lettera fra domande e risposte implicite, fra un salamecco e l’altro ed anche qualche periodo contestabile per forma e sostanza, di fatto ribadisce la triste l’inconsistenza politica dell’associazionismo LGBT di questo paese (e la Capitale non poteva essere da meno). Nei giorni precedenti alla pubblicazione delle informazioni sulle procedure relativo alle Unioni Civili sul sito del Comune di Roma è stata questa testata a cercare di provocare risposte ed a chiedersi come mai Roma taceva, ed è stato Aurelio Mancuso a muoversi personalmente affinché le informazioni fossero finalmente date alla cittadinanza. L’Associazionismo taceva, ma oggi è chiaro perché. Erano tutti impegnati con i loro parlamentini a spostare una parola, un aggettivo, una virgola, un punto e virgola, per redarre una richiesta di incontro che più che una rimostranza è uno “scusi il disturbo, Sua Maestà, se abbiamo l’ardire di disturbarla”. Del resto non si possono certo permettere di dire che si sono sbagliate, le signore associazioni, dopo endorsement vari ai 5Stelle e voti spinti in quella direzione. Ora insultateci e toglieteci il follow.
(9 agosto 2016)
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