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Gianni Cuperlo: “Ci vuole tempo per “giudicare Virginia Raggi”. Siam già alla frutta…

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di Il Capo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’intervento di Gianni Cuperlo sull’operato di Virginia Raggi e sulle miserie del governo a 5Stelle a Roma, che ha apparentemente detto le solite sagge parole che tutti si aspettano dal moderato che pretende di essere: “Bisogna aspettare almeno un anno per giudicare”, cadono nel solco del già sentito, dell’ascoltatemi che sono intelligente, buono, preparato ed anche lungimirante, e di tutto ciò che padre Cuperlo no clergymen, è stato e sarà: il grigio burocrate da quadro di partito ed  insieme l’alfiere del politicamente corretto a tutti i costi, perché non si sa mai di quale alleanze si abbia bisogno in futuro. Gianni Cuperlo ha testimoniato con il suo pragmatismo da messa pasquale, che Virginia Raggi è già alla frutta.

Del resto le miserie del M5S romano sono sotto gli occhi di tutti: l’ingenua nomina di un assessore in chiarissimo e pesantissimo conflitto di interessi (in un paese come l’Italia diventa complicato non avere un conflitto di interessi, dato che la politica si appropria di tutto, e non lo scriviamo per giustificare, né per incolpare), la sindaca che si copre di ridicolo pensando solo ed esclusivamente a ciò che deve raccontare alla “pancia” del Movimento, attenta a non fare nessun tipo di dichiarazione perché c’è una fidejussione immediatamente escutibile che le pesa sulla testa. A parte ciò, c’è l’omofobia travestita da dimenticanza, sulle Unioni Civili, l’allarme sui topi per propaganda politica, la foto con la fan ad uso mediatico: il M5S non esiste e lo sta dimostrando ovunque governi, ma a Cuperlo questo non interessa. Lui, leader di una minoranza che è diventata minoranza all’interno della sua stessa minoranza, appare in tivù e con parole apparentemente gentili, sputa il veleno che deve, dove ritiene di doverlo sputare, spara la sentenza che lo farà apparire una volta di più ciò che ritiene di essere: un leader di partito.

Gianni Cuperlo però, con i continui endorsement a tutto ciò che può dar fastidio a Renzi, si gioca la già poca (nessuna?) credibilità che ha. Il leader dei 30 che riescono a votare in 8 gli ordini del giorno dei 30, spende ancora una volta il poco tempo politico che gli resta, spandendosi in stupidaggini ad uso televisivo alla ricerca di un apprezzamento popolare su una rete che sempre più, soprattutto negli ultimi tempi, si è proposta come la cassa di risonanza del vuoto a 5Stelle.

Le cose per Raggi non si mettono bene, se ha l’endorsement di Cuperlo. La Signora delle Funivie ha promesso tutto ed il contrario di tutto (come del resto Appendino a Torino) e l’Italiano avido di votare per un non meglio precisato “cambiamento” (come dargli torto con il cazzume che per vent’anni ha fatto il peggio lasciando che l’Italia precipitasse dove si trova ora?), paga ora il non sapere fare nulla: la macchina organizzativa [sic] della Capitale triturerebbe un Transformer, e Donna Raggi delle Funivie non ha tempo per metterci mano, deve andare a testimoniare di avere lavorato “a testa bassa” [sic] “per un mese” in un sala della Capitale prima di un concerto, bontà sua, così che il concerto ne porti via il ricordo, di quelle inutili parole. La scelta di assessori e collaboratori vari è sotto gli occhi di tutti e  denuncia con estrema chiarezza che anche gli esponenti del M5S non sono affatto diversi dagli altri, nonostante la buona volontà che millantano, perché l’Italianucolo che essi rappresentano non si mette di traverso rispetto alla “convenzioni”, semplicemente si adatta. Tanto può sempre dare la colpa a qualcun altro.

L’endorsement mattutino (su La7, guarda caso) di Cuperlo alla Raggi; la finta ragionevolezza da educanda in menopausa, hanno provato ancora una volta che di quella politica lì (di quella di Cuperlo e dei suoi, che strizza l’occhio al possibile inciucio con chiunque) bisogno proprio non ce n’è. Del resto i numeri hanno detto che Raggi ha stravinto e deve governare per cinque anni: il famoso teorema di Montanelli su Berlusconi, proprio con lei dimostrerà la sua validità.

Di questa gentaglia che superbamente (ed impropriamente) si definisce a 5Stelle, rimarrano soltanto i disastri. Noi non saremo lì a scrivere “lo avevamo detto”.
 

 

 

 

 

 

 

 

(1 agosto 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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