di Il Capo
Il buon Marco Travaglio vive una vita complicata: un giorno sì e l’altro anche deve trovare il modo di dare addosso a Matteo Renzi e a quanto al premier fa riferimento. Faceva lo stesso con Berlusconi, quindi, è evidente, è attraverso la figura stessa del potere che il travaglio del Travaglio si manifesta. E non è detto che abbia torto. Ma è così convinto di avere ragione da far nascere il sospetto che, in cuor suo, qualche dubbio sul suo stesso agire ce l’abbia. E’ maestro, Travaglio, nella strategia dell’inculcare il sospetto che qualcuno abbia fatto… Le prove non importano granché, lui sfrutta la sua abilità, e la sfrutterà anche nel caso malaugurato qualcuno degli amati pargoli della Casaleggio Associati approdino in parlamento con funzioni di governo. Il Travaglio troverà il modo di sbugiardare anche loro. Perché è nel dna dell’anima del santo trovare il colpevole che sta dentro ogni uomo. Come se fosse difficile. E’ quindi evidente che quella travaglina è una religione, e come tale si trasforma in missione. Lo sappiamo bene, com’è fatto il Travaglio. Il suo giornale poi, è principe di un certo giornalaismo fatto di titoli che dicono una cosa ed articoli che ne dicono un’altra. E’ la cultura dello strillone trasferita al clic. E fin qui tutto bene. Succede però che il Travaglio quotidiano si avventuri nelle dietrologie politiche e lì, spiace scriverlo, l’uomo che non sa se essere contro o essere Contro, si rivela fallace. Il suo giornale dei grandi titoli riesce, ad esempio,a scrivere che “Mattarella avverte Renzi: Sul referendum polemiche da Pokémon” quando chiunque, anche il mio nipotino di 7 anni, intervistato sull’argomento, saprebbe rispondere che le cose sono andate in modo diverso e che Mattarella si è riferito proprio alle polemiche alla Travaglio per dire che, per la data del referendum, ci sono tutte una serie di norme che vanno rispettate e che la data uscirà dopo il normale iter che la calendarizzazione di un referendum richiede. Poi il buon Travaglio si avventura ad inventarsi un inesistente monito di Mattarella al premier che reciterebbe, travaglio docet, “la tempistica del voto è regolata da norme”.
Il travaglio del Travaglio gioca sulla credenza, sbagliata, che gli Italiani siano un popolo di imbecilli disposti a credere a qualsiasi panzana, forse basandosi erroneamente sul suo pubblico che attinge allo stesso serbatoio di coloro che incolpano le scie chimiche, e scrivono sui social anche l’ora della quotidiana evacuazione, se non sono stitici. Ora a parte che le dichiarazioni di Mattarella e Renzi combaciano (“Ci sono le leggi, la data del referendum dipende dalla Corte di Cassazione”, fu la dichiarazione di Renzi al Corriere del 12 luglio scorso), Travaglio, con i suoi amichetti pentastellati, ha scelto da tempo immemore la strada della boutade travestita da verità che dura quel che dura, ma contribuisce ad invelenire quotidianamente il clima politico italiano, con risultati che, alla fine della storia, creeranno ulteriore travaglio anche al Travaglio. La boutade scelta per il 28 luglio è che sia possibile “nascondere” la data del referendum, si gioca sfrontatamente sull’ignoranza da pancia, al folto pubblico che quotidianamente si avvelena le budella anche grazie al travaglio del Travaglio, al quale non importa essere contro, lui vuole essere Contro. Non importa come. Non importa perché. Il Travaglio non tollera di perdere l’aurea di fustigatore dei bugiardi e dei corrotti, pena la scomparsa del travaglio che lo rende Travaglio. Per la boutade del 29 luglio, bisognerà aspettare quella data, ma sicuramente il travaglio del Travaglio ci regalerà altre perle. Perché in fondo Lui scrive per dimostrare di essere bravo e di saperne più di noi.
(28 luglio 2016)
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