di Giancarlo Grassi
Se ne sentiva la mancanza. Non ci erano più sufficenti le sortite di Bersani, Cuperlo e Speranza. Non ci bastava più l’astio di D’Alema. Avevamo bisogno dell’inventore della “gioiosa macchina da guerra”, quella che le prese di santa ragione dal partito di Berlusconi nato da quattro mesi e che riuscì a portare quello che era allora il Pds al minimo storico della più grande formazione di sinistra del tempo, il 16% che instillò ai dirigenti successivi la sindrome dei “meglio pochi ma buoni” [sic] nota anche come la malattia del “meglio perdere sempre così non si ha la responsabilità di aver vinto”, dalle quali le Tre Grazie ed il leader Massimo non sono più usciti.
Occhetto si è pronunciato, da quel grande statista che è, naturalmente contro Maria Elena Boschi, la ministra delle Riforme che è antipatica a mezzo mondo, ma non vogliamo entrare nel merito della parole di Boschi, rispetto alle quali la Ministra è perfettamente in grado di difendersi, ma in quelle di Occhetto ex leader del Pds più perdente della storia.
Dunque Occhetto taccia di irresponsabilità Boschi perché, in soldoni, le dichiarazioni della Ministra, spaccherebbero il paese in due e porterebbero al referendum un’Italia “del No e quella del Sì. Chi voterà No non si riconoscerà nella Carta della Boschi, chi voterà Sì farà fatica a capire le ragioni del No. Sembra che ci prendano gusto a portare l’Italia allo scontro”. Ci scuserà, il buon Occhetto se gli chiediamo in quale paese ha vissuto fino ad oggi. L’Italia è ferocemente polarizzata almeno dal 1994 – per non tornare più indietro nel tempo, dato che per gli anziani ci vuol rispetto – e non ricordiamo un solo momento politico importante, che fosse un’elezione o un referendum, in cui le fazioni contrarie non se le siano date di santa ragione (a volte non solo verbalmente) e dopo i quali gli sconfitti non si siano rifiutati di riconoscere la sconfitta e non abbiano accusato, in qualche modo, di avere imbrogliato, mischiato le carte, barato. In che Italia ha vissuto Occhetto fino ad oggi, in quella della sua “gioiosa macchina da guerra?”. Anche Occhetto, purtroppo, cade nella trappola di tutti i suoi amichetti del giardino degli oligarchi ex comunisti e con una superficialità che, venendo da lui, sconcerta, tira le somme delle dichiarazioni di Boschi decontestualizzandole e senza verificarle. Insomma anche lui è vittima della sindrome da social: la pancia. Poi il cervello, ammesso che io abbia tempo.
A questo link il video con la dichiarazione di Boschi, dove di accostamento tra Italia, riforma e terrorismo non c’è traccia (il riferimento al terrorismo viene fatto prima, collegandolo alla stabilità europea), e per ulteriore chiarezza (e non per difendere Boschi che della nostra difesa non ha bisogno), ecco il testo della dichiarazione, trascritto:
“Sicuramente abbiamo bisogno di un’Europa che sia più forte e di un’Europa soprattutto che sia in grado di rispondere insieme e unita anche, diciamo, al terrorismo internazionale, all’instabilità che può venire da tanti fattori, purtroppo lo abbiamo visto anche nei fatti tragici di questi ultimi giorni a Nizza, le sfide della crescita economica, le sfide della integrazione e della gestione dei flussi migratori in arrivo nel nostro continente. Per poter far questo però abbiamo bisogno anche di un’Italia più forte dentro l’Europa, un’Italia che sia credibile, affidabile come lo è stata in questi ultimi due anni grazie al lavoro del nostro Governo, e per avere un’Italia più forte abbiamo bisogno però anche di una nuova Costituzione che ci consenta maggiore stabilità, maggiore semplicità e uno Stato che funziona meglio. In questo senso dire “Si” al Referendum, dire “Si” alle riforme, da anche al nostro Paese la possibilità di essere più moderno e più credibile.”
Occhetto parla di polarizzazione? Ci spieghi, lui che ha i mezzi, come è possibile non essere vittime di queste polarizzazioni quando la comunicazione, la reazione alle notizie, i commenti alle stesse e gli scritti sulle reazioni alle reazioni, avvengono su “virgolettati” decontestualizzati ad uso e consumo del lettore. L’assalto di Occhetto dà, una volta di più, la sensazione che “l’assalto” al referendum venga da parte di quel “vecchiume” che gli Italiani, siano schierati con il Pd a favore del “Sì” o con il M5S a favore del “No”, dimostrano di non volere più.
(20 luglio 2016)
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