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“L’Odio è un Diritto? Sì, ma tienitelo per te”: Maggi, non la solita zuppa

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Hate Speech Tecladodi Monica Maggi  twitter@libraiapertutti    

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ come la radice malata di un dente cariato:  non si vede ma fa male, provoca dolore  e alla fine quel dente lì diventa portatore di infezione.

 

La similitudine un po’ trash serve: se qualcuno ammazza di botte una persona di colore, insulta una donna, decide di stuprare e strangolare la sua ex fidanzata, si sente in diritto di dare della checca o del frocio in mezzo alle risate del gruppo, lo fa perché ha succhiato e aspirato nell’aria, invisibile e letale, l’HATE SPEECH. E’ la radice ammalata di una cultura auspicabilmente civile (come di una bocca auspicabilmente sana). È la cultura dell’odio, che viaggia potente e indisturbata via online, ma sulla comunicazione tutta.

 

I dati, preoccupanti. L’hate speech è in crescita in tutta Europa e sfrutta il web appellandosi alla libertà d’espressione (art.10 della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo), ma rifiutando il divieto di discriminazione (art.14 della stessa Convenzione). Nel corso delle Elezioni Europee del 25 maggio 2014, l’European Network Against Racism ha monitorato le dichiarazioni discriminatorie segnalate dai cittadini: l’Italia si è distinta per il maggior numero di dichiarazioni discriminatorie verso migranti, richiedenti asilo e musulmani, prevalentemente sulle pagine Facebook dei candidati o in interviste alla TV.

 

Anche qui regna sovrana, indisturbata e pericolosa la confusione sulla differenza tra clandestini e rifugiati politici: il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione. L’articolo 10, terzo comma, della Costituzione prevede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, abbia diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

 

Tweet 00 Alessandra Moretti FellatioTweet 01 Messora Sessista e fascistaL’Associazione Carta di Roma lavora da dicembre 2011 per un’ informazione corretta sui temi dell’immigrazione. I dati recenti che riporta sono preoccupanti: su un campione di 2,6 milioni di tweet il 15,8% (412.716) contiene parole d’odio. Target preferitosono le donne, alle quali è rivolto il 63% dei contenuti offensivi. Seguono la comunità lgbt (10,8% dei tweet negativi), i migranti (10%), i musulmani (6,6%), i disabili (6,4%) e infine gli ebrei (6,2%). A tracciare questo quadro la seconda Mappa dell’intolleranza di Vox, l’Osservatorio italiano sui diritti, realizzata in collaborazione con tre atenei italiani: le Università di Milano, Bari e La Sapienza, analizzando tra agosto 2015 e febbraio 2016 i commenti con il filtro di 76 termini sensibili riferiti alle categorie più soggette a discriminazione.

 

Faccio tutta questa dotta premessa per dire che sì, odio e paura sono sentimenti legittimi e naturali negli esseri viventi. Anche il paguro (grazioso animaletto che vive nel mare, inserito nella sua conchiglia che gli fa da casa) si ritrae nella tana se viene disturbato. Per paura, certamente. E così la lumaca, e anche il riccio scaglia i suoi aculei per paura, e l’orso attacca se vengono minacciati i suoi piccoli. E vogliamo parlare della tigre o della leonessa, e dei rospi che sputano se disturbati? Ma anche le piante lo fanno, come la mimosa pudica che si chiude su se stessa se viene toccata durante la notte.

 

Dunque, odiamo e temiamo, ma anche amiamo. Amiamo questa nostra natura così fragile e contraddittoria, questa diversità che ci fa temere l’odore e il gesto di chi è altro da noi. Cerchiamo di offrire ai nostri ragazzi e alle persone in genere uno strumento di lettura critica di ciò che è. Evitiamo di nutrirci della spirale del silenzio, arma a doppio tagli che ci fa fare gesta insulse perché “le sentiamo nell’aria”.

 

Facciamo come ha fatto un coraggioso Assessorato alla scuola del Municipio XI di Roma (nella passata amministrazione), che ha affidato ad una folle giornalista come la sottoscritta un laboratorio per formare un pensiero critico nella scuola (Istituto Papareschi) attraverso un potente e fragoroso NO HATE SPEECH.

 

Perchè il razzismo è una pianta generata dal seme dell’odio.

 

Non innaffiamola, please.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(8 luglio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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