di Daniele Santi
Così che l’uomo che sta rapidamente (e malamente) esaurendo la sua buona stella è stato costretto a cedere ai comunisti, quelli cinesi che son pieni di euro e son comunisti sul serio, non quelli italiani che non esistono più nemmeno nel ricordo, e lo ha dato via. Il Milan.
Ad acquistarlo, dice il sempre meno Unto dal Signore (titolo che sta per essergli usurpato da Travaglio), un “gruppo di importanti società cinesi, anche a partecipazione statale” e quindi comuniste, pronte, sono sempre parole del Berlusca a “versare nel Milan almeno 400 milioni nei prossimi due anni”. Il che vuol dire, conoscendo il gusto per l’esagerazione dell’ex premier, che non si è proprio sicuri che questo succeda. Parrebbe un affarone, nelle parole del patron del fondatore del Biscione, se non fosse che il pericolo che buona parte di questi soldi finiscano alle banche anziché al calciomercato è reale. Il Milan avrebbe un certo bisogno di soldi.
Insomma il nuovo proprietario del glorioso club milanese sarà un fondo in gran parte comunista e, udite udite, l’eterno Galliani sarà ancora lì, nonostante i cambi al vertice. Un altro inossidabile del potere che, fedele al capo, continuerà a lavorare affinché “il Milan” venga consegnato a “chi sia disposto a investire nel club per farlo tornare protagonista in Italia, in Europa e nel mondo”. Insomma le stesse promesse degli ultimi anni. Alla fine della fiera, tutto l’anticomunismo dell’ex cavaliere, di fronte alla necessità di fare quattrini e di uscire a testa alta [sic] dall’agone, è andato a puttane. Anche lui (l’Anticomunismo).
(6 luglio 2016)
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