di Giovanna Di Rosa
Alla splendida coppia Speranza-Cuperlo la direzione nazionale Pd dello scorso 4 luglio ha regalato un nuovo primato: sono l’unica forza di minoranza all’interno di un partito che è riuscita ad essere minoranza anche dentro la minoranza che rappresenta. Di fronte a tanta intelligenza politica, a sì profonda capacità di rappresentanza, i due sono riusciti a parlare di “racconto” del paese, perché alla sinistra ex comunista piace tanto parlar colto, e a dare a Renzi lezioni su come tenere insieme il partito.
La strana coppia è riuscita a presentare una mozione dove si chiedeva, al partito che ha votato a stragrandissima maggioranza per la riforma costituzionale che andremo a votare ad ottobre, di permettere al “No” di avere uguali cittadinanza all’interno della strategia del Pd, come se fosse una cosa che non suona a chiunque come una bestialità. Loro no. Loro hanno dalla loro parte il sofismo. Loro sono intelligenti. Loro, soprattutto, sono contro Renzi e quindi sono nel giusto. Raramente abbiamo visto, nel corso degli anni nei quali ci siamo occupati di politica come osservatori, tanta stupidità e protervia nel dichiarare che la stupidità è genio, come nel caso dell’attuale minoranza Pd, completamente oscurata dal rancore e del livore, incapace di metabolizzare la sconfitta che risale ormai a tre anni fa, incapace di accettare che qualcuno che ha dimostrato capacità non comuni – scalare un partito non è affatto facile, gestire un momento politico come questo lo è ancora meno e incapaci, infine, persino di decidere di abbandonare la barca ed andarsene a formare un altro partito.
Perché, parliamoci chiaro, qualcuno li voterebbe Speranza, Bersani, Cuperlo, Pollastrini e compagnia? Pensano davvero di potere fare meglio del misero 4% dell’ex Pd Stefano Fassina che ha clamorosamente fallito alle ultime amministrative? Li aspettiamo al varco. Per il momento dobbiamo, anche noi commentatori, fare i conti con il fatto che esiste una minoranza, dentro la minoranza di un partito, che ciò che vuole è dettare legge al paese: senza proposte, senza direzione, senza idee, e soprattutto, senza voti.
(5 luglio 2016)
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