di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Inaspettatamente, un gruppo di critici d’arte ha iniziato a percorrere il quartiere romano di Tor Bella Monaca, mosso da alcuni ‘rumors’ relativi a un’opera di ‘scandalosa bellezza’. Sembra, infatti, che nella ridente borgata capitolina sia stata ritrovata una tela contenente chiari riferimenti a determinate parti anatomiche maschili, subito denominata, con finezza assai rara: “Il quadro coi cazzi”. Si tratta, invece, dell’opera ‘Bambola di seta’ (foto a destra), firmata dal pittore dell’onirico Fabrizio Bidoli: un dipinto ispirato a una canzone di Fabrizio De André, vero e proprio ‘manifesto’ contro la violenza di genere, recentemente donato al Centro antiviolenza del quartiere ‘Marie Anne Erize’, la modella franco-argentina ‘desaparecida’ durante gli anni della dittatura militare del generale Videla. Sia come sia, questi stimatissimi critici hanno subito gridato allo scandalo, facendosi latori di una contorta teoria ‘tardo-freudiana’ intorno al simbolismo ‘fallico’ di alcuni oggetti inseriti dall’artista. Un po’ come quando Facebook ti respinge la foto di un ‘puzzle’ perché alcuni elementi ‘maschi’ del mosaico sono usciti dalla pressa un po’ troppo ‘dotati’: nemmeno Signorini che ti spia mentre mangi un gelato riuscirebbe a vederci un ‘fallo’. Una forma di bigottismo becero, da ultimo stadio di dipendenza da Youporn, che ha cominciato a diffondersi e a dilagare per tutta ‘Torbella’ attraverso una diffamazione ‘porta a porta’, dando il ‘la’ persino a un nuovo genere giornalistico: il ‘gossip’ pittorico. Ognuno si è sentito in dovere di dire la sua, elaborando un proprio giudizio critico, sulle piazze o nei bar, senza possedere alcun titolo per farlo. Un po’ come se il sottoscritto si mettesse a scrivere di tunnel e viadotti autostradali, dettando criteri agli ordini professionali di architetti e ingegneri. Con piena evidenza, siamo nel campo della repressione sessuale più ridicola e grottesca, frutto di una mancanza di senso civico, prima ancora che estetico, che ci sta trascinando verso una deriva sempre più ipocrita e di basso profilo. Forse è il caso che certi esimi critici di periferia, oltre a un bravo analista che possa aiutarli a fugare le proprie allucinazioni ‘sessuofobiche’, tornassero a svolgere attività più consone per persone della loro età: una sortita alla bocciofila, oppure una partita a pinnacolo con gli amici. O magari, se l’interesse è reale, un bel corso di pittura anatomica dal vero, in grado di far loro comprendere la differenza tra oggettività artistica e fantasia astratta. Un po’ troppo astratta: da ‘fissati’.
(23 giugno 2016)
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