di Il Capo
Dando un’occhiata agli accessi registrati dal nostro giornale nei giorni scorsi e confrontandoli con il numero di like, condivisioni, retweet e commenti (insulti compresi) sui social, siamo dovuti giungere alla conclusione – chissà quanti c’erano arrivati prima di noi… E’ noto, siam lenti – che la maggior parte di coloro che condividono, “laikano” e consigliano gli articoli in realtà non li leggono nemmeno. Il ché spiegherebbe, in parte, anche il fenomeno dei candidati che non dicono nulla, se non “titoloni”, e vengono votati in massa.
Il numero di like, condivisioni, retweet e commenti (insulti compresi) sui social, rimediati dai nostri articoli, non corrispondono a quelli che sono invece gli accessi effettivi al nostro sito ed al totale giornaliero di articoli e pagine lette. Se fosse il contrario la lettura quotidiana del numero di accessi del giorno precedente, che già non ci rende infelici, sarebbe ancora più soddisfacente. Ma il punto non è essere soddisfatti degli accessi al giornale. E’ constatare una volta di più la spaventosa superficialità degli abitanti di questo nostro stivale che non vanno al di là del “titolo” gridato (ricorderete la figura dello “strillone”, n’est pas?) e non si prendono nemmeno la briga di leggere il pezzo che sta sotto, coinvolgendo in questa loro superficialità gli altri superficialoni che l’algoritmo gli consiglia come “amici”.
Siamo sempre lì. L’algoritmo, questo sconosciuto conosciutissimo amante sconosciuto, ci mette in contatto con coloro che la pensano come noi, (s)ragionano come noi, delirano come noi, trombano, mangiano, bestemmiano, evacuano, protestano proprio come noi, insomma il nostro cerchio di amicizie è formato da “uguali” che con i loro “like” ed operazioni varie sul nostro profilo social ci fanno sentire sempre nel giusto, sempre intelligenti, sempre circondati da benessere e benevolenza: ma è proprio così che l’algoritmo ce lo mette in quel posto e ci fa diventare dipendenti dal virtuale che trasferiamo nel reale dove di colpo troviamo chi non è d’accordo con noi. Che diventa subito un nemico…
Oh, siamo assai faciloni, e lo sappiamo. Sappiamo anche che meno del 50% delle persone che leggeranno il titolo di questo articolo si prenderanno la briga di aprirlo e leggerlo: molti di loro, se sono nella cerchia delle persone che sono d’accordo con noi, probabilmente daranno il loro “like” e lo commenteranno positivamente mentre gli altri, quelli che ci insultano al minimo respiro, continueranno a farlo perché in quella cerchia dei “d’accordo con noi”, non ci sono e ci considerano, quindi, nemici.
Questi sono i social network, baby. Che ci sono necessari come il pane e che sono diventati parte del nostro conflitto quotidiano col mondo e suoi testimoni diretti. Chi pensa di dare la colpa a chi li ha inventati si trattenga. Anche i social network tirano fuori tendenze che sono gà dentro l’essere umano che è, come sempre, portatore di tutto il bene e tutto il male del mondo. E’ solo un po’ confuso sulla scelta questo scimmione poco evoluto che si crede intelligente. Così che la colpa è sempre di qualcun altro. In questo caso dell’algoritmo.
(22 giugno 2016)
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