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Bersani: “Il Pd deve recuperare l’anima” (quella perdente degli ultimi due decenni?)

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Bersani Alfanodi Daniele Santi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quello che mancava era l’aforisma di Pierluigi Bersani. Lui è quello dello slogan “Smachiamo il gziaguaro” che gli ha fatto perdere le elezioni nemmeno troppo tempo fa e lo stesso che in poche settimane ha perso elezioni, poltrona di segretario e carica di primo ministro. Non necessariamente in quest’ordine. Insomma un genio della politica. L’ennesimo. Vincente è il suo pensiero, regalato come se si trattasse di oro colato o di una frase da nuovo vangelo: “La destra non ci vota”, è la straordinaria scoperta. Dica Bersani, a noi che siamo ignoranti, da quando la destra ha sostenuto per qualche ragione un candidato Pd (o Pds, o Ds e non vogliamo andare più indietro), perché se è successo non ce ne siamo accorti. Annuncia Bersani che la campagna elettorale per il “Sì” al referendum non gli piace e che se non si cambia “…non mi vedranno a fare propaganda per il sì, non mi vedranno ai banchetti”, fatto che garantisce, di per sé, un certo successo per la campagna che a Bersani non piace. Spiace ripetersi, ma repetita juvant. Bersani è uno degli esponenti di quel che rimane di una parte del Pd che ha perso tutte le elezioni, che da sola non ne avrebbe vinta una e che è riuscita a far fuori Prodi per ben due volte dopo che quest’ultimo, per ben due volte, era riuscito a sconfiggere Berlusconi. Ci spieghi, a noi che siamo ignoranti, il buon Bersani, perché chi ha creduto e votato la sua fazione perdente, sempre perdente, dovrebbe credere di nuovo a cose che sono state sentite, risentite, dette, ridette, sempre nello stesso modo e che suonano vecchie già mentre vengono pensate. Spieghi Bersani, a coloro ai quali si rivolge, ammesso che si rivolga a qualcuno che non siano i vari D’Alema, Cuperlo, Speranza, perché mai dovrebbero ascoltarlo. Le elezioni amministrative sono sempre, in tutti gli stati democratici, un momento nel quale gli elettori dicono al governo centrale come la pensano e il governo centrale, se ha orecchie, ascolta. Così succede in democrazia. Così come succede in democrazia che una maggioranza interna ad un partito prima o poi diventi minoranza: Bersani ed i suoi dovranno prima o poi farsene una ragione.

 

Parla quindi, Bersani, dei fatti che portarono all’approvazione della Costituzione, citando De Gasperi proprio come se gli elettori che hanno detto “No” ai candidati Pd lo scorso 19 giugno fossero interessati a quei fatti e non fossero stati sedotti, per l’ennesima volta, da coloro che si spacciano per il “nuovo”. Non si pretende che Bersani e i suoi capiscano che sono i flussi emotivi analizzabili sui social network, quelli che denunciano l’umore popolare nei confronti della politica e dei suoi esponenti, no. Non si pretende tanto. Nemmeno si pretende che dica chiaro e tondo che Renzi tra i coglioni non lo vuole… Ma un po’ di cervello, perdio!, in un po’ di cervello si spererebbe…

 

 

 

 

 

 

 

(21 giugno 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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