di Daniele Santi
Dunque la campagna elettorale vuota, dove la ora Sindaca Raggi non ha detto nulla di ciò che avrebbe fatto, ha fatto breccia nella destra romana che è corsa ad impossessarsi dei voti a 5Stelle ed ha portato Raggi sull’agognata poltronissima della Capitale. Raggi, da parte sua, l’aria severa (e il fiato corto) di chi sa che avrà vita complicata e forse breve, nella conferenza stampa post-elezione ha bacchettato come ogni servetta alla quale viene affidato un po’ di potere, l’opposizione, chiedendo che tutti collaborino al benessere di Roma.
Non abbiamo cambiato idea: riteniamo che le elezioni romane siano state il trionfo di buffoni inconsistenti che nulla hanno fatto, nulla hanno detto, e nulla manterranno. Perché nulla hanno proposto. L’Italia si conferma paese di creduloni e di estremisti urlanti dove bande di incapaci buffoni scorrazzano liberamente seminando il panico negli intelletti evoluti, certi che, qualora male gliene incorra, avranno sempre un 20% di elettori pronti a gettarsi tra le loro braccia. L’Italia è però anche il paese dove le stesse facce se ne stanno in giro per troppo tempo: abbiamo avuto la netta sensazione che Fassino avrebbe perso Torino seguendo il dibattito con Appendino in straming live: Fassino era preparato e forte delle sue idee e della sua esperienza, Appendino trasudava energia e giovinezza. L’energia e la giovinezza hanno vinto, non le idee (ché la candidata a 5Stelle non ne ha espressa nessuna).
Il M5S si conferma così la propaggine del più bieco berlusconismo: idee nessuna, ma il vuoto lo vendiamo bene e gli Italiani al vuoto ci credono, soprattutto gli Italiani che votano a destra e che in Raggi ed Appendino hanno trovato la loro casa ideale. La destra non vota le idee, vota coloro che possono sconfiggere la sinistra. Ora toccherà riflettere e vedere quale destra ha votato Appendino, ché i voti di Casapound a Raggi erano certi già dopo la sconfitta di Meloni.
Chi sperava che il dopo Berlusconi sarebbe stato qualcosa di differente dal post prima Repubblica, si è sbagliato. Non basta Renzi (che dovrà rimboccarsi le maniche), non basta cantarle chiare: l’Italia ha bisogno di credere in qualcosa che non c’è, per poter soddisfare il bisogno di sfogare la propria rabbia su qualcun altro. Non conosciamo bene la realtà torinese, ma conosciamo il carattere pragmatico dei torinesi, e ricordiamo le parole di lode che lo stesso Fassino ha avuto nei confronti della sua avversaria, ora sindaca della città. Conosciamo bene la realtà romana, invece, e lì le cose non andranno, temiamo, come i romani che hanno votato Raggi e Raggi stessa pensano. Ora, la Signora delle Funivie e del Libero Scambio, dovrà dire se intende mettere a posto la città con il suo medioevo ideologico o se avrà anche soluzioni intelligenti che non siano rinegoziare un debito di 13 miliardi (0 15, non si capisce mai), per poi non pagarlo, e dove pensa di prendere i soldi. Le signore romane coetanee della sindaca Raggi che vanno mercanteggiando un pecorino in cambio di un tailleur, francamente facciamo fatica ad immaginarle. Quindi, da gente che ama Roma, attendiamo dalla nostra sindaca soluzioni. Non severità e fiatone da conferenza stampa in stato d’ansia o battute sibilline sul possibile boicottaggio che un “Sindaco donna” (cos’è un sindaco donna? una maniera leggermente omofoba e un po’ da cronaca vera di definire un sindaco particolarmente effeminato? In Italiano il femminile di sindaco è “Sindaca”), potrebbe trovare in Campidoglio. In Campidoglio, Donna Raggi, saranno cazzi. Auguri.
(20 giugno 2016)
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