di Il Capo
L’italianissimo fate quel che dico, ma non quel che faccio, sembra calzare a pennello all’ultima che arriva (da Il Fatto Quotidiano, non dalla Pravda, anche se Travaglio relega la notizia a pagina 12) e che riguarda consulenze esterne dell’avvocatessa candidata alla poltronissima della Capitale, esponente del Movimento che dice di lottare contro le consulenze esterne.
La storia la riassume l’Unità, dopo che è stata sbattuta in prima pagina da Marco Lillo de Il Fatto Quotidiano, e riguarda due consulenze da nulla – una da 5mila euro e l’altra da 8mila – affidate a Donna Virginia Raggi detta delle Funivie nel 2012 e nel 2014 (nel 2014 Virginia Raggi era già consigliera del M5S tutto coherentia et honestate): consulenze esterne, direte voi, vosa c’è di male? Nulla, in realtà. Se non fosse che, come scrive l’Unità, secondo il Decreto Trasparenza (dl N. 33 del 14 marzo 2013) e le successive modifiche vengono indicati gli “obblighi di pubblicazione concernenti i titolari di incarichi politici, di amministrazione, di direzione o di governo e i titolari di incarichi dirigenziali”: tra questi compare l’obbligo di indicare “gli altri eventuali incarichi con oneri a carico ella finanza pubblica e l’indicazione dei compensi spettanti”. Ma ecco che nell’allegato 9 pubblicato sul sito del Comune di Roma Virginia Raggi dichiara per il 2013 e per il 2014 “di non avere ricoperto incarichi presso altri enti pubblici o privati e percepito compensi a qualsiasi titolo corrisposti ovvero altri incarichi con oneri a carico della finanza pubblica”. Solo nel 2015 dichiara di aver incassato l’acconto di 1.878 euro. L’avvocato della Raggi Paolo Morricon ha spiegato che “relativamente all‘incarico di recupero credito dell’Asl di Civitavecchia, aveva regolarmente comunicato il detto incarico al Comune di Roma e all’Asl ed entrambi gli enti avevano pubblicato sul proprio sito la notizia di detto incarico”. La diretta interessata commenta: “Solo fango”.
L’Unità parla di “Raggi gate”, dando decisamente troppa importanza alla Signora del Libero Scambio, ma la faccenda potrebbe portare sconquassi se è vero che per ben due anni, nel 2013 e nel 2014, nelle dichiarazioni trasparenza previste per legge per i consiglieri comunali la candidata M5s non ha fatto alcuna menzione dell’incarico ricevuto, disattendendo ad una precisa previsione di legge. Matteo Orfini ci va giù pesante, come si vede dal tweet che riportiamo di seguito.
Segnalo che se quanto scritto dal Fatto è vero quella della Raggi non è una dimenticanza, è un reato.
— orfini (@orfini) 17 giugno 2016
E nemmeno Giachetti ci va giù leggero.
Raggi dovresti chiarire. Questi sono reati, è il codice penale. Come minimo, sei bugiarda. Come la spieghi stavolta?
— Roberto Giachetti (@bobogiac) 17 giugno 2016
La Signora delle Funivie tace. Che non è nemmeno una gran perdita considerando cosa è abituata a non dire. Chi parla è il magistrato Alfonso Sabella che all’Huffington Post dice che “l’avviso di garanzia alla Raggi è un atto dovuto. Per colpa o per dolo siamo davanti all’ipotesi di reato continuato di falso ideologico in atto pubblico”.
L’articolo del quotidiano diretto da Lucia Annunziata continua poi con un racconto meticoloso della storiella. Tra le altre cose si legge:
Mentre la battaglia per il Campidoglio infuria, lei, Donna Virginia Raggi, candidata a 5Stelle e Signora delle Funivie e del Libero Scambio, la donna per la quale coherentia et honestate sono al primo posto anche quando parla di rinegoziare il debito di Roma (15 miliardi) e poi – eventualmente – non pagarlo (perché tutto si può nel dorato mondo a 5 Stelle), è costretta a fare i conti con piccole cose come l’obbligo di dichiarare gli incarichi (e non i compensi), come previsto dal decreto trasparenza del 2013. Come farà a cambiare il mondo se deve star dietro a simili porcate?
(17 giugno 2016)
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