di Daniele Santi
I due crogiuoli politici dell’intolleranza, delle urla da stadio e della soluzione facile che non arriva mai, i due partiti degli elettori dell’estrema destra più becera e incolta, i populisti del “no” a tutto, hanno già fondato la loro s(fr)anta alleanza in vista dei ballottaggi del 19 giugno. Salvini dall’alto della sua patetica figura alle ultime amministrative, con la Lega su percentuali lillipuziane a Roma, si appiattisce sul populismo da soviet del guitto fascistoide, contro gli immigrati e pro cancellazione dei diritti LGBT dal programma di Donna Raggi dei Miracoli, dichiarando che la appoggerà al ballottaggio a Roma, così come appoggerà Appendino a Torino e facciam fuori Fassino, scusate ma la rima ci stava.
Quello di Salvini è il fallimento più clamoroso delle amministrative 2016: a Milano è doppiato da Forza Italia (11,7% per la Lega contro il 20,2%), a Torino arriva al 5,8% e a Roma, lui che ha fatto manifestazioni dove delirava della Lega come partito nazionale, si ferma al 2,7%, percentuale che attesta – anche – il grande fiuto politico di Meloni. Dopo che i romani gli hanno detto bye bye be good, Salvini (e con lui Meloni) può dire a sua volta bye bye be good, al sogno di affermarsi come leader del centro destra. Certo può sempre esserci uno scompenso cardiaco lì a dare una mano, ma questa non è politica…
Così che altro rimaneva da fare al povero Salvini se non ripiegare sull’unico populismo degno di chiamarsi tale nell’Europa del 2016? Solo l’appoggio al M5S. Ne andrà fiero il guitto fascistoide dei voti di bella gente come Borghezio. Del resto i due hanno una cosa che li unisce: la capacità di trovare una parola d’amore per chiunque.
La S(fr)anta Alleanza avrà ciò che merita. Ma di questo parleremo, eventualmente, il 20 giugno.
(8 giugno 2016)
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