di Vittorio Lussana twitter@vittoriolussana
Con la candidatura di Stefano Parisi a sindaco di Milano, Silvio Berlusconi ha saputo organizzare una bellissima operazione politica. Parisi, infatti, è persona umanamente splendida, assolutamente votabile da qualsiasi cittadino milanese o quasi: fossero andate sempre così le cose, in passato, con confronti civili e rispettosi, la seconda Repubblica ci avrebbe deluso assai meno. Ma Milano è una città ben diversa da Roma: nella capitale d’Italia contano fattori assai più ‘veraci’ ed emotivi, che impegnano ogni Partito politico a non perdere mai di vista l’obiettivo principale che s’intende raggiungere. Dalla ricostruzione precisa di quanto accaduto nel centrodestra capitolino, riteniamo che il presidente di Forza Italia abbia commesso i medesimi errori di sempre: a) per l’ennesima volta, egli si è rifiutato di comprendere come certe donne marcatamente di destra, come Giorgia Meloni, sono proprio quelle che ti fanno il ‘voltafaccia’ più classico: a sentir loro, esse sarebbero delle ragazze ‘tutte d’un pezzo’, ma non appena volti le spalle, la ‘pugnalata’ alla schiena ti colpisce puntualmente. Ed è totalmente inutile, in seguito, risentirsene, dato che in politica quel che più conta, o dovrebbe contare, è l’interesse generale di un Paese, di una città o di una comunità qualsiasi; b) la scelta successiva di appoggiare il signor Alfio Marchini è stato un errore nell’errore. Questo ‘improbabile’ consigliere comunale, infatti, oltre ad aver dichiarato sin da subito che, da sindaco della capitale, il suo intento sarebbe stato quello di commettere un vero e proprio reato penale, rifiutandosi di celebrare le nuove ‘Unioni civili’, ‘esondando’ in tal guisa dalla funzione, prevista dalla legge, di ufficiale di stato civile, presentava un curriculum politico composto unicamente di bassezze e dichiarazioni totalmente improntate alla più settaria e faziosa delle ‘slealtà’.

Dopo lo ‘smacco’ subito da Ignazio Marino nel 2013, egli iniziò immediatamente a dirne un gran male, mettendo in piedi un ‘can can’ che coinvolse persino gli organi d’informazione nazionale, i quali, ovviamente, un consigliere comunale che circola per Roma in Ferrari non potevano di certo farselo ‘scappare’, nei loro assai discutibili ‘talk show’… Comunque sia, attraverso una condotta politica denigratoria ai limiti della calunnia, l’onorevole Marchini (i consiglieri comunali capitolini prevedono, purtroppo, tale qualifica…) ha finito con lo ‘sviare’ dalla verità persino il Pd romano, che si è lasciato ‘depistare’ dalle molteplici ‘voci anti-Marino’ appositamente messe in circolazione in quasi tutti gi ambienti della città dei 7 colli. Un’operazione di delegittimazione finalizzata a ricandidarsi il prima possibile a sindaco di Roma e ‘rivendere’ al miglior offerente la propria ‘cristallina coscienza civica’ (sic!). Tutto questo per ottenere, alla fine, un enorme e gigantesco niente: NIENTE! E’ CHIARO? Con la scelta di sostenere la candidatura di Alfio Marchini si è finiti lontani anni luce rispetto allo stile e alla signorilità di Stefano Parisi: perché non farsi ‘servire’ in queste cose, dato che, delle questioni romane, Forza Italia non ha mai capito un emerito ‘ceppo’? Questa è una domanda che, da almeno 20 anni, attende ancora oggi una risposta.
(8 giugno 2016)
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