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Quel genio di Di Maio e l’Assessorato “a tempo”. E i vaniloqui di Raggi

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M5S Grillo Di Maiodi Il Capo

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ quasi da non credere: raramente nella mia vita, che non è più nemmeno così breve, ho avuto la fortuna di poter assistere ad una così spaventosa sequela di “puttanate” dette con l’aria di chi sta per cambiare il mondo e lo cambierà per il meglio, come nella campagna elettorale di queste amministrative da parte dei demenziali 5Stelle. Nel corso della puntata di “In mezz’ora” condotta da Lucia Annunziata il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio ha strombazzato il suo torrenziale eloquio (senza dire nulla) giungendo ad offire la sua versione della modernizzazione di Roma attraverso “l’Assessore a tempo” o, come ironizzano diversi quotidiani, “Assessore co.co.co”.

 

Della squadra di governo che dovrebbe affiancare Donna Raggi del bel vestito e dal capello perfetto nemmeno l’ombra, o meglio una delle tante dichiarazioni stilisticamente inappuntabili della candidata alla poltronissima di Roma già ex collaboratrice di Previti che scrive i curriculum col bianchetto: “Se i miei assessori saranno solo del M5S? No, sono persone che condividono dei percorsi e una visione”, i percorsi e le visioni si condividono anche con la mescalina, che non è il caso di Raggi e dei suoi, certo è che “una visione” non è un programma di governo.

 

Ritornando a Di Maio, un’altro che “di visioni” sembra averne parecchie considerando quello che dice,  la proposta è quella di assessori per Roma a “tempo determinato”, sostituibili cioè in caso di “mancato raggiungimento degli obiettivi”, oppure “assessori a progetto” che devono togliersi dai piedi dopo aver realizzato il progetto che il quale erano stati incaricati. Se il buon Di Maio applicasse lo stesso principio ai suo parlamentari dovrebbe farli fuori tutti, ma a lui e ai pentastellati “che contano” non interessa nulla né di Roma né dell’Italia: quello che loro vogliono è il potere fine a sé stesso, vogliono “comandare” perché si sono gettati nella setta a 5Stelle a capofitto per farla pagare a chi c’era prima di loro, non con un progetto politico.

 

Del resto come potrebbero averne uno? Come potrebbero avere un’idea personale? Tra i 150mila euro di penale e fideiussione o quel che è se non sei perfettamente allineato, il telecomando milanese, il buzzurrismo e la violenza verbale di Grillo, il dietro front sull’espulsione di Pizzarotti e la pochezza intellettuale di coloro che in parlamento son stati messi a spese nostre, questi hanno già raggiunto il loro obbiettivo. Un lauto stipendio ed una carica: le uniche due cose che cercavano.

 

Vai a dargli torto a uno come Di Maio: dal nulla alla vicepresidenza della Camera. Coi denti si attaccherà alla poltrona. Proprio come tutti coloro che contesta e dei quali si sente migliore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(30 maggio 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 

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