di Giancarlo Grassi
Insomma la Spagna torna a votare per avere probabilmente lo stesso risultato di oggi, cioè i cittadini ex votanti del PP e del PSOE divisi tra forze politiche che contrastano PP e PSOE salvo ripercorrerne gli stessi errori/modalità inserendo semplicemente quel tocco di populismo che va tanto di moda in Europa e dal quale nemmeno la Spagna può salvarsi.
Dai tentativi falliti di Rajoy (responsabile della situazione odierna con le sue scelte scellerate), al PSOE preda della demenziale segreteria di Rubalcaba che ha eroso i voti che ora Sanchez si trova a dover riconquistare, ai “nuovi” [sic] Ciudadanos e Podemos questi ultimi nati da quei movimenti che stavano un po’ alla piazza come ai pigri il letto, e che cambiano idea troppo spesso su tutto. Proprio come la setta a 5 Stelle in questo paese. Contestare contestare senza una proposta che non sia una chiusura a tutto.
Della situazione d’impasse potrebbe avvantaggiarsi Izquierda Unida, che negli ultimi sondaggi guadagna quasi 4 punti (arriva a sfiorare il 7%, gli serve tanto come l’acqua salata ad un assetato), quindi a meno di sconvolgimenti è facile prevedere che le elezioni del 26 giugno non risolveranno nulla, se le posizioni dovessero rimanere quelle odierne. E anche con un’eventuale coalizione tra IU e Podemos non cambierà nulla.
Gli Spagnoli, troppi di loro sono fermi al Siglo de Oro, non sembrano eccessivamente preoccupati. E fanno male.
(27 aprile 2016)
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