di Giancarlo Grassi
Gli ultimi episodi di violenza contro le persone omosessuali marocchine lascia davvero senza parole. Siamo in un paese dove l’omosessualità è assai praticata, ma senza venire riconosciuta come tale. Si tratta di sesso tra maschi. Sesso per necessità, insomma, in un paese nel quale i rapporti sessuali eterosessuali prematrimoniali sono puniti dalla Legge. O dalle famiglie. che a volte fanno la Legge. E lascia attoniti che tutta la violenza dei monoteismi si riversi sulla sessualità, su quell’espressione di sé in fondo così naturale e così bella. Violenza che nasconde un profondo odio per la vita.
Ciò che è successo a Beni Mellal, in Marocco, è di una gravità inaudita: la coppia gay formata da due giovani è stata sorpresa all’interno dell’appartamento di uno dei due dai vicini che hanno buttato giù la porta per sorprenderli, rendendo effettiva la “flagranza di reato” che tanto piace al codice civile marocchino. Per l’irruzione – teoricamente illegale – non sono stati puniti dalle autorità, non sono stati arrestati, e quelli che lo sono stati (abbiamo notizie frammentarie, alcune parlano di arresti degli aggressori e altre no) godranno probabilmente di una pena inferiore a quella che verrà comminata ai giovani omosessuali. Nel frattempo una delle vittime è stata arrestata e condannata, l’altra sarà processata il 4 aprile.
Che società è quella dove si permette a chiunque di entrare in casa altrui con la violenza, contro la legge e contro la legge e con la violenza “punire” atti che dovevano rimanere segreti? Atti d’amore, sia detto per inciso. Che società è, che valori trasmette, quella dove gli aggrediti sono soggetti a condanne più dure degli aggressori nonostante il sangue, le ferite da arma da taglio, il pubblico ludibrio, la violenza privata? Che persone diventano quelle che si sentono libere di poter fare il bello ed il cattivo tempo e “stabilire la legge” con i loro comportamenti come nel caso della parruchiera insultata e maltratta perché indossava un vestito ritenuto indecente dai maschi del quartiere? O dove due donne che indossavano gonne ritenute troppo corte vengono processate?
In Marocco, come in Egitto e molti altri paesi di tradizione islamica, viene ritenuto omosessuale soltanto chi assume un ruolo “passivo” durante il rapporto sessuale (prima dello stupore sappiate che è assai comune anche in Italia, sì delirante e maschilista opinione), chi pratica un ruolo “attivo” omosessuale non è, con conseguente pregiudizio sociale e comportamento coerente. Troppe volte, sono i nostri contatti in Egitto e Tunisia a raccontarcelo, la Polizia si accanisce contro le persone omosessuali che vengono costrette a sottoporsi ad ispezione anale: chi viene giudicato passivo viene trattenuto e spesso processato, chi viene giudicato attivo rilasciato.
Soltanto un profondo cambiamento culturale, stimolato da un vero rispetto per i diritti umani e per l’unicità di ognuno potrà porre fine a questo modo barbaro di concepire le libertà individuali e di colpevolizzare la sessualità e l’amore tra esseri di sesso diverso o uguale.
(31 marzo 2016)
©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata