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Quest’Italia cialtrona vittima del suo razzismo, della sua misoginia, della sua ignoranza

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blablabladi Giovanna Di Rosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Italia cialtrona alla quale ci riferiamo è quella dei Bertolaso, di quelli che lo candidano, è quella di coloro che lo voteranno nonostante sia portatore di misoginia, di disprezzo per le donne ed il loro ruolo e capacità, portatore di incultura, di deliri di onnipotenza, di esclusività (che è il contrario di essere inclusivi, non ha nulla di snobistico).

 

L’Italia cialtrona alla quale ci riferiamo è quella del dividersi in piccolissime fazioni dove ogni uomo ed ogni donna sono un partito a sé, incapaci di rappresentare null’altro che non sia loro stessi, dove la vita e l’esistenza altrui è considerata solo se collima con quelli che sono i loro pensieri unici, ed assai poco originali, con piccolissimi fascismi (non parliamo di ideologie, ma di atteggiamenti), il senso della politica riassunto nel “non superare il confine tra il tuo giardino ed il mio”, conflitti da condominio eletti a proposta – solo verbale – politica per i quali si chiede un voto.

 

L’Italia cialtrona alla quale ci riferiamo è quella dei social network ai quali si affidano le proprie rimostranze, i propri mal di pancia, l’italico gusto per l’insulto, la maldicenza ed il pettegolezzo, dove si specula sulla morte altrui per dimenticare la propria, dove si legge un articolo del quale si capisce una parola ed a quella si risponde, e dopo avere scritto sgrammaticati pensieri dettati dalla pancia si va a letto tranquilli convinti di avere adempiuto al proprio compito quotidiano di protestare (che è tutto ciò che l’Italia cialtrona sa fare) e si dorme tranquilli e a pancia non sempre piena fino al giorno dopo, quando buona parte delle 16 ore di veglia (quando si dorme con regolarità) saranno dedicate all’insulto e al dare la colpa a qualcun altro.

 

L’Italia cialtrona alla quale ci riferiamo è quella messa in campo dalla minoranza Pd che per rivendicare le proprie poltrone in Senato e l’esistenza della propria esigua numericità ha scatenato un putiferio politico (francamente impresentabile) al quale soltanto Floris e compagnia potevano pensare di dare seguito con inviti a presentarsi a trasmissioni ormai tutte uguali, in diretta concorrenza l’una con l’altra. L’Italia cialtrona che vuole solo il conflitto e non capisce quando è il momento di tacere nasce da quei sentimenti lì: si chiamano invidia, arroganza e superficialità. Anche in questo è maestra l’Italia cialtrona della quale parliamo.

 

L’Italia cialtrona se la prende, infine, con i giornalisti che popolano i social e che propongono i loro argomenti, con i quali si può – ed è legittimo il contrario – essere d’accordo, ma l’Italia cialtrona si copre di ridicolo perché cerca la competizione, devastata dal messaggio berlusconiano secondo il quale l’essere preparati non è un merito, ma una disgrazia perché si può diventare “qualcuno” (chi?) senza valere un cazzo (basta avere i soldi per farsi tre televisioni e numerosi giornali), e scrive ciò che non sarebbe possibile scrivere, con accenti ed apostrofi che lasciano basiti ed errori grammaticali che nemmeno mio nipote di sette anni.

 

Questa è l’Italia cialtrona con la quale ce la prendiamo, un’Italia cialtrona alla quale dobbiamo dire basta. E in fretta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 marzo 2016)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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