di Daniele Santi
E’ il colpo da maestro dell’accoltellatore che si scusa con la vittima. Parliamo di un post su Twitter del miracolato Di Maio scorretto, che cita di errata citazione, e che è falso per falsità indotta e necessaria alla sopravvivenza politica. Così va a casa M5S. Loro parlano di coerenza ed affondano la vita di milioni di cittadini e cittadine gay e lesbiche che in loro, in gran parte, avevano riposto le speranze. Pagliacci.
Le pagliacciadi a 5 Stelle iniziate qualche tempo fa, che è già troppo tempo fa, hanno chioarificato che il grillinume è una forza populista con spiccate tendenze autoritarie e vuota che è un fallimento nel fallimento, perché predica “a” e poi dice “z”, si concludono con la straordinaria uscita pubblica del civil servant anche vicepresidente della Camera (fino a quando?) Buonino Di Maio che pretende di fare bella figura con una citazione voltairiana che non di Voltaire non è.
La frase che Di Maio pretende di attribuire a Voltaire, unendosi alla vulgata populista che di Voltaire la considera, è in realtà parto di una scrittrice inglese (Evelyn Beatrice Hall, “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” che virgoletta una dichiarazione mai appartenuta a Voltaire, come ricorda anche l’Institut et Musèe Voltaire di Ginevra, virgolettato che Evelyn Beatrice Hall attribuì a Voltaire salvo poi, nel 1939, in una lettera del 9 maggio, riconoscere di esserse sbagliata. Tutta questa roba è contenuta nella rivista “Moderne language notes”, Johns Hopkins Press del 1943 (tomo LVIII, “Voltaire never said it” pagg. 534-535).
Come? Volevamo far fare una brutta figura a Di Maio? No. Volevamo informare. Alle sue brutte figure Di Maio ci pensa da solo. Senza aiuti esterni.
(17 febbraio 2016)
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