di Paolo M. Minciotti
Il candidato alle presidenziali ugandesi, avversario di Museveni (che rischia l’ennesima rielezione dopo trent’anni di potere) Abed Bwanika (nella foto) ha giurato che qualora fosse eletto presidente “guarirebbe gli omosessuali”. L’ennesimo cialtrone risvegliatosi alla vita politica del paese africano giova la sua sporca partita sulla pelle delle persone omosessuali esattamente come tutti i suoi viscidi colleghi ai quali secoli di feroce razzismo sui “negri” non hanno insegnato nulla.
Al pastore evangelista, son sempre pastori timorati del loro dio i più razzisti al mondo, è venuta l’idea di giurare che “nemmeno l’Occidente ha la prova che si nasce gay”, ma quella che si nasce imbecilli e imbecilli si può addirittura diventare, quella sì, l’Occidente ce l’ha anche grazie a certi leader africani e che l’omosessualità “si può curare”, per questo se dovesse vincere le elezioni “aprirà centri di riabilitazione”. Che oserei definire, insomma, campi di concentramento.
Dopo avere approvato una feroce legge antigay, ora sospesa, con l’inganno della mancanza del numero legale, i politici ugandesi giocano con la vita di lesbiche e gay nonostante sia ancora in vigore la legge coloniale inglese che punisce con il carcere a vita i rapporti sessuali tra persone adulte e consenzienti dello stesso sesso.
(15 febbraio 2016)
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