di Giovanna Di Rosa
Su segnalazione di un lettore che su nostra richiesta ci ha inviato un link alla notizia, siamo riusciti a farci tradurre dal turco parte del discorso del ministro della Religione del paese che tra sofismi, negazioni e mezze ammissioni arriva a giustificare la lussuria dei padri nei confronti della figlie e la definisce “normale”.
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— Nicolai Lilin (@nicolai_lilin) 12 Gennaio 2016
Il testo parla di “differenze di opinioni su quello che succederebbe se un padre baciasse la propria figlia” e cita elementi religiosi [sic] nei quali non entriamo non essendo in grado di leggere i testi originali in arabo antico (pochissimi possono, sia detto per inciso) secondo i quali “nel caso di abbracci ad una figlia che provochino lussuria è necessario che non siano pelle contro pelle (gli abbracci), ma protetti da una sottile coperta e la figlia deve avere più di nove anni”. Dalla traduzione che ci è stata inviata (in lingua inglese con termini arabi a noi sconosciuti) si evince che la madre non può intervenire per bloccare l’eventuale insorgere di questi rapporti che la nostra cultura definirebbe incestuosi quando non pedofilia domestica, e che verrebbero puniti con il carcere.
Al di là dei giudizi morali su quanto affermato dal ministro della Religione turco, che lasciamo ai nostri lettori, ciò che stupisce è l’affermazione dell’amico turcofono che ci ha inviato la traduzione. Pare infatti che dopo questo discorso allucinante la gente della strada abbia cominciato a pensare che sia normale per un padre avvicinarsi con lussuria alle proprie figlie, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare (avvicinatevi alla gente della strada in Turchia, chiedete loro perché votano Erdogan e scoprirete che sono convinti di votare per i Fratelli Musulmani).
Vediamo quindi, una volta di più, come la nefasta influenza delle interpretazione personali di insegnamenti religiosi possano portare non al progresso della società, ma al suo imbarbarimento ed alla perdita di civiltà e dirtti tanto faticosamente conquistati. In attesa di chiarimenti dall’autore dell’articolo sulla questione, pubblichiamo un intervento di una donna residente ad Istanbul che via Facebook ci fa pervenire questo commento.
Continuiamo con le nostre ricerche.
(13 gennio 2016)
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